D’Annunzio astemio? No, era un grande intenditore di vini

“Ci troviamo di fronte ad un D’Annunzio da un un doppio volto, uno pubblico e uno privato”, Enrico Di Carlo.

Martedì 27 settembre 2022 presso la Sala Cavour
del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali di Roma è stato presentato il volume “Il brindisi del poeta astemio”, dedicato a Gabriele D’Annunzio.

Gli autori Enrico Di Carlo e Luca Bonacini hanno dialogato con Giuseppe Ambrosio, Direttore Generale MIPAAF.

Per la prima volta un volume che esplora e studia le consuetudini enologiche del Vate. I vini del poeta, scoperti dopo la lettura accurata delle sue opere, dei carteggi intrattenuti con amanti, amici, politici, personalità dell’epoca, i menù storici delle cene a cui partecipò e uno studio approfondito sull’inventario della cantina del Vittoriale che alla fine degli anni ‘30 compilò Luisa Baccara, fedele musa di D’Annunzio.

“Ci troviamo di fronte ad un D’Annunzio da un un doppio volto, uno pubblico e uno privato, quindi acquatile, come si definiva lui, oppure un appassionato e amante di vini.spiega a TeleAmbiente il saggista e giornalista Enrico Di Carlo Il D’Annunzio pubblico era quello molto attento a ciò che mangiava e beveva, quello privato, attraverso le lettere alle amiche, agli amici e agli amanti, confessa che qualche volte eccedeva nel mangiare e nel bere e, quando beveva, si trattava di vini, liquori e champagne di estrema raffinatezza e di un costo elevato”.

Nel libro viene ripercorsa la storia dei vini di D’Annunzio che, come spiega Luca Bonacini, scrittore e giornalista, “sono oltre una cinquantina le etichette menzionate, una ricerca fatta in 18 mesi, esplorando tutte le opere, i carteggi, e l’inventario fatto dalla fedele musa di D’Annunzio. Questo documento fotografa l’enologia dell’epoca e di una cantina con circa 300 bottiglie di primissimo livello, soprattutto francesi, viene sfatato il mito del D’Annunzio astemio”.