
Del capitolo “perdite e danni” se ne parla da tempo ma la questione di come aiutare i paesi maggiormente colpiti dagli eventi climatici estremi sarà al centro dei colloqui sul clima della Cop27 di Sharm el-Sheikh.
La Danimarca è il primo Paese al mondo ad istituire un fondo in favore delle nazioni maggiormente danneggiate dal cambiamento climatico. Si parla da tempo di istituire una cassa ad hoc con la quale i Paesi che inquinano di più (e che quindi sono maggiormente responsabili della crisi climatica in corso) aiutino i Paesi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici. E di sicuro il capitolo “perdite e danni” sarà uno dei temi principali di cui si discuterà alla Cop27 prevista a novembre a Sharm el-Sheikh. Ma il governo danese ha deciso di non aspettare e di fare da sé.
Danmark giver 100 mio. kr. til klimatilpasning og klimaskabte tab og skader for verdens fattigste. De nye klimamidler styrker Danmarks globale indsats på klimaområdet og målsætningen om, at mindst 60% af klimabistanden skal gå til klimatilpasning👉https://t.co/u8aEtxvvjm pic.twitter.com/dFBse0b74g
— Denmark MFA 🇩🇰 (@DanishMFA) September 20, 2022
Dalla Danimarca 13,5 milioni di euro per aiutare i Paesi colpiti dai cambiamenti climatici
L’annuncio della volontà di istituire un fondo nazionale per aiutare i Paesi alle prese con alluvioni, uragani, siccità e tutte le altre conseguenze del clima impazzito a causa delle emissioni umane è stato dato a New York. A parlarne durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite è stato il ministro danese dello Sviluppo e della Cooperazione Flemming Møller Mortensen.
Il ministro ha spiegato che Copenaghen è pronta già da subito a mettere sul piatto 100 milioni di corone (13,5 milioni di euro al cambio attuale) per aiutare i Paesi in via di sviluppo che ora si trovano a fare i conti con le conseguenze della crisi climatica. La Danimarca, di fatto, ha spianto la strada a un’ipotesi di cui si parla da anni.
“È estremamente ingiusto che i Paesi più poveri del mondo siano quelli che risentono di più delle conseguenze del cambiamento climatico, al quale hanno contribuito solo in minima parte”, ha scritto Mortensen in una nota. “Con questo nuovo accordo – si legge ancora –, facciamo seguire i fatti alle parole e lavoriamo con la società civile, i governi, il settore privato e gli esperti per affrontare una delle più grandi sfide del nostro tempo”.
Fondo per i Paesi più vulnerabili al clima, se ne parlerà in Egitto alla Cop27
Se le 100 milioni di corone sono poca cosa rispetto a quanto davvero servirebbe per aiutare i Paesi colpiti dalle catastrofi naturali (secondo una stima nel 2021 le calamità legate al clima hanno causato danni per 280 miliardi di dollari), è vero anche che si tratta di un primo, importante passo in avanti affinché la decisione possa diventare strutturale ad esempio durante la Cop27 in Egitto tra qualche settimana.
I Paesi in via di sviluppo si stanno preparando a dover affrontare i Paesi più ricchi (e più inquinanti) sulla questione. Quella degli aiuti alle nazioni più colpite dagli eventi climatici estremi sarà una delle questioni più controverse dei negoziati sul clima. Proprio per questo il blocco dei paesi che chiedono i fondi non vuole farsi trovare impreparato. Secondo il quotidiano The Guardian, un blocco di Paesi ha già portato la questione alla 77esima Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York attraverso un report.
Sempre secondo il quotidiano britannico, questo documento conterrebbe la richiesta di una tassa globale “relativa al clima e basata sulla giustizia”.
Tassare i viaggi aerei per aiutare i Paesi più esposti ai cambiamenti climatici
Non solo un fondo creato ad hoc, dunque, ma una vera e propria tassa su chi inquina. L’ipotesi più accreditata tra i Paesi in via di sviluppo è quella di imporre una tassa globale sui voli aerei. In effetti il 3% delle emissioni di carbonio nel mondo oggi è legata all’aviazione. Altre ipotesi prevedono tasse sull’estrazione di combustibili fossili o una tassa sulle transazioni finanziarie.
In un modo o nell’altro, comunque, i Paesi poveri vogliono quei soldi. I dati presentati dalla comunità scientifica, infatti, parlano di un futuro a tinte fosche per questi Paesi. Un esempio? Lo stato caraibico Antigua e Barbuda ha presentato un report secondo il quale l’aumento della temperatura del mare e dell’aria molto probabilmente creerà nei Caraibi una super tempesta che in pochi anni provocherebbe, soltanto nel Paese, circa 9 miliardi di euro di danni. Insomma, sei volte il suo PIL.
Guterres: Chi inquina deve pagare
Un sostenitore della necessità di aiutare i Paesi maggiormente colpiti dalla crisi climatica è il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Ne ha parlato durante il suo discorso di apertura dell’Assemblea Generale dell’Onu.
Secondo Guterres un fondo per coprire perdite e danni causati dagli eventi climatici estremi è necessario. E per trovare questi soldi bisogna andare a tassare gli extraprofitti delle compagnie fossili. Insomma, chi inquina deve pagare.
“Questi fondi – ha detto il segretario Guterres – dovrebbero essere reindirizzati in due modi: ai Paesi che subiscono perdite e danni causati dalla crisi climatica e alle persone che lottano con l’aumento dei prezzi di cibo ed energia”.
“È giunto il momento di andare oltre le discussioni infinite. I Paesi vulnerabili hanno bisogno di azioni significative. Le perdite e i danni si stanno verificando ora, danneggiando le persone e le economie, e devono essere affrontati ora – a partire dalla COP27. Si tratta di una questione fondamentale di giustizia climatica, solidarietà internazionale e fiducia”, ha detto il segretario generale dell’Onu.