Il ricercatore Gianluca Grimalda si era rifiutato di prendere un’aereo per non inquinare. Il giudice ha deciso che ha diritto a un risarcimento. “Devolverò 75mila euro alla causa climatica”
Gianluca Grimalda, ricercatore e attivista climatico licenziato nel 2023 dal Kiel Institute for the World Economy, non poteva essere licenziato con effetto immediato. Un tribunale di secondo grado ha stabilito l’illegittimità del provvedimento e proposto un risarcimento.
Grimalda, impegnato in Papua Nuova Guinea per un progetto di ricerca climatica, aveva concordato un rientro senza aereo per ridurre l’impatto ambientale. Dopo alcuni ritardi, l’istituto gli aveva imposto un rientro immediato, pena il licenziamento, ma la decisione è stata giudicata non conforme alla legge.
Parlando a TeleAmbiente, il ricercatore ha spiegato: “Alla fine ho deciso di accettare il concordato proposto dal giudice, con l’approvazione del mio ex datore di lavoro. Ho ritenuto che fosse la scelta migliore, perché in questo concordato sono state riconosciute due cose importanti.
La prima è che non c’erano basi legali per il mio licenziamento in forma immediata. L’istituto stesso ha riconosciuto che non ho commesso alcuna violazione contrattuale, il che significa, di fatto, che non c’erano motivi validi per licenziarmi per non aver preso l’aereo.
Ovviamente non posso affermare con assoluta certezza che, da ora in poi, tutti coloro che vogliono fare obiezione di coscienza climatica possano sentirsi autorizzati a farlo. Tuttavia, considero questo un primo passo importante: il mio avvocato lo ha definito una pietra miliare verso il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza climatica, che era ciò che mi stava più a cuore.
Oltre a questo, ho ottenuto un risarcimento, il cui importo totale non posso rivelare. Posso però dire che destinerò 75.000 euro di questa somma in beneficenza a favore di cause legate alla protezione climatica e a collettivi o movimenti che si occupano di attivismo climatico.
È chiaro che 75.000 euro non cambieranno le sorti della battaglia climatica, ma rappresentano comunque una vittoria non solo simbolica. In un’epoca caratterizzata da tante sconfitte sul fronte ambientale, credo che questo possa davvero contribuire a sollevare un po’ gli animi”.
Crisi climatica, la vicenda di Grimalda in un film
La storia di Gianluca Grimalda ha fatto il giro del mondo per la sua scelta di non prendere l’aereo rischiando il licenziamento e in questo modo contribuendo alla lotta alla crisi climatica.
Una storia che è al centro del film “Il ricercatore” con la regia di Paolo Casali. Un documentario che cerca di rispondere alla domanda: “Ne è valsa la pena?”.
“Questa domanda – ha spiegato Grimalda a TeleAmbiente – è stata un po’ il tormentone di quest’anno, perché me l’hanno chiesta praticamente tutti. La mia risposta, fin dall’inizio, è sempre stata che ne sarebbe comunque valsa la pena, perché questa decisione l’ho presa indipendentemente dall’impatto che avrebbe avuto.
Sinceramente, prima di comunicare ufficialmente all’Istituto che non sarei tornato in aereo, mi sono consultato con alcuni giornalisti. Loro mi avevano detto: “Guarda che di questa storia non parlerà nessuno. Stai sbagliando a non prendere l’aereo.” Non c’è stata una sola persona che non mi abbia sconsigliato di non prendere quell’aereo.
Alla fine, però, la mia motivazione è stata davvero quella di rimanere fedele ai miei principi. Quindi ne sarebbe comunque valsa la pena, anche se nessuno ne avesse parlato.
Tuttavia, considerando che la mia vicenda ha avuto una forte eco mediatica, direi che, a maggior ragione, ne è assolutamente valsa la pena. Certo, non ho ottenuto il reintegro nel mio posto di lavoro, che era ciò che chiedevo, e al momento sono ancora disoccupato. Però sono fiducioso che riuscirò a trovare un’altra posizione accademica.
Inoltre, ho avuto la possibilità di parlare a un pubblico molto più ampio rispetto a quello che avrei normalmente raggiunto con le mie azioni di attivismo climatico. Nel complesso, devo dire che sì, ne è valsa la pena. Questo percorso mi ha davvero permesso di avviare un dialogo con persone che altrimenti non sarebbero mai entrate in contatto con la mia storia”.
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