Home Attualità Politica Coronavirus, in Asia la pandemia diventa un opportunità per il crimine organizzato

Coronavirus, in Asia la pandemia diventa un opportunità per il crimine organizzato

Il coronavirus sta indirettamente favorendo la criminalità organizzata in Asia; le operazioni di polizia dell’ONU e dei vari governi sono state rimandate mentre ai controlli ai confini ci si concentra sui test sanitari.

Il coronavirus ormai si è diffuso in tutto il mondo e sta inevitabilmente avendo impatto sullo stile di vita di molti paesi. Una delle conseguenze della pandemia della quale non si discute però è di come la diffusione virus a livello globale stia avendo un impatto sugli sforzi dei governi nel combattere il crimine organizzato e il contrabbando internazionale, in particolare in Asia, da dove è partita l’epidemia.

Coronavirus, il Giappone è sull’orlo del collasso ma non dichiara lo stato d’emergenza

Il virus, e le forti misure necessarie per combattere la sua diffusione, stanno mettendo a dura prova l’ Office on Drugs and Crime delle Nazioni Unite(UNODC) e le sue capacità di riunire le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie asiatiche per condividere informazioni e pianificare e condurre operazioni militari congiunte. Anche se gli spostamenti di beni e di persone tra i confini si sono ridotti, la cooperazione internazionale è più necessaria che mai data la presenza di traffici dal valore di miliardi di dollari nella regione. I sei paesi del Mekong, ovvero Cambogia, Cina, Laos, Myanmar, Tailandia e Vietnam, insieme allo UNODC, hanno dovuto sospendere una serie di operazioni congiunte a lungo pianificate contro il crimine organizzato e i trafficanti di droga nei punti chiave della regione. Tutti i meeting delle autorità sono stati rinviati fino a nuove disposizioni e potrebbero volerci mesi prima che questi accadano. Anche i ministri della pubblica sicurezza e gli alti funzionari sono bloccati e incerti su cosa fare dopo.

Coronavirus, in India migliaia di tartarughe tornano a nidificare sulle spiagge

Allo stesso momento, le autorità della dogana e della polizia di confine sono impegnate principalmente a fare i test alle persone che attraversano i confini alla ricerca di un’eventuale presenza del virus ma anche gli ordini sono poco chiari su quello che possono o non possono fare. La polizia paramilitare che opera ai confini in Asia non è addestrata a gestire una pandemia e questo potrebbe anche ostacolare altre priorità e minare uno stato di diritto già fragile. E’ molto più probabile che a beneficiare di questa situazione siano i trafficanti: il fatto è che il comportamento del crimine organizzato è prevedibile e i trafficanti trarranno vantaggio dalla produzione e dal contrabbando di droga e beni illeciti mentre le forze dell’ordine sono distratte da altro. Probabilmente si muoveranno in fretta e senza esitare in quanto la loro attività si basa sulla vulnerabilità e le disfunzioni dei governi.

Coronavirus, rinviata al 2021 la conferenza sul clima Cop26

Il coronavirus sta mostrando i difetti nella capacità e nella risposta della sicurezza pubblica e, di conseguenza, è probabile che la regione ne risenta. Quando la situazione tornerà alla normalità e la regione riuscirà a gestire la pandemia, i paesi del Mekong, l’Asia e l’ONU dovranno rapidamente fare il punto e riprendere gli sforzi di cooperazione. Qualora questo non dovesse accedere, il rischio è quello di concedere ancora più terreno alla criminalità organizzata, qualcosa che la regione non può permettersi. ‘

Articolo precedentePlastic Tax e Sugar Tax, qual è la soluzione giusta? Il Governo riflette su rinvio
Articolo successivoMascherine per sordi, l’idea di una studentessa: “Leggere il labiale per loro è fondamentale”