
L’OMS sostiene che i wet market potranno essere riaperti ma solamente rispettando le norme igienico-sanitarie e vietando il commercio di animali selvatici.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha richiesto norme più rigorose in materia di sicurezza e igiene una volta che i “wet market” riapriranno, sostenendo che sarà compito dei governi imporre divieti sulla vendita e il commercio della fauna selvatica.
Wet market, animali massacrati e diffusione di virus. La realtà dei mercati bagnati dal sangue
I wet markets sono molto diffusi in Asia e Africa ed in questi mercati è possibile acquistare frutta e verdura fresca, pollame, carne fresca, animali vivi e qualche volta animali selvatici. Molti esperti sostengono che il COVID-19 sia nato allo Huanan Seafood Wholesale Market di Wuhan, che è stato collegato ai primi casi. L’origine del virus è ignota ma secondo molti è nato dai pipistrelli ed è giunto agli umani attraverso un animale ignoto. L’OMS sta collaborando con le Nazioni Unite per sviluppare delle linee guida da applicare a questi mercati, che rappresentano un importante fonte di sostentamento per milioni di persone in tutto il mondo. Ma molti mercati sono scarsamente regolamentati e le condizioni sanitarie non vengono rispettate.
“I would like to clarify WHO’s position on “wet markets”.
Wet markets are an important source of affordable food and livelihood for millions of people all over the world.
But in many places, they have been poorly regulated and poorly maintained”-@DrTedros #COVID19
— World Health Organization (WHO) (@WHO) April 17, 2020
Coronavirus, chiudere i “wet market” per evitare nuove pandemie
Secondo il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS: “La posizione dell’OMS è che questi mercati potranno riaprire solamente in condizioni di sicurezza e rispettando gli standard igienici. I governi devono rigorosamente applicare dei divieti sulla vendita e il commercio di animali selvatici come fonte di cibo”. La pandemia sta spingendo le organizzazioni per la protezione della fauna a chiedere che questo tipo di commercio venga vietato e i wet markets chiusi; il dottor Mark Jones di Born Free ha chiesto all’OMS di lavorare con i governi al fine di vietare i mercati dove vengono venduti animali selvatici e di porre fine al commercio della fauna, introducendo misure per proteggere gli animali: “Questo è necessario per fermare e invertire la rotta del devastante declino del mondo animale, che ha portato milioni di specie sull’orlo dell’estinzione e minaccia il futuro della fauna e dell’umanità”.
Tuttavia alcuni esperti sostengono che un divieto totale possa essere controproducente; Dan Challender e Amy Hinsley dell’Università di Oxford pensano che vietare completamente il commercio di animali selvatici sia “una reazione istintiva e potenzialmente autolesionistica“: “Una risposta più appropriata sarebbe migliorare la regolamentazione dei mercati della fauna selvatica, in particolare quelli che coinvolgono animali vivi. Ciò dovrebbe includere le preoccupazioni sulla salute pubblica e su quella degli animali, per garantire che vi siano un rischio di futuri focolai“.
Banning #WildlifeTrade will not eradicate the risk of disease outbreaks like #COVID19 and would be unlikely to benefit wildlife or people say @IWTnet‘s @danchallender, @orchiddelirium, @tSasRolfes & @verissimodiogo in today’s blog https://t.co/xhQlj4oBXN
— Oxford Martin School (@oxmartinschool) April 9, 2020
Wet market, appello Animal Equality: “Chiudiamo i mercati bagnati dal sangue” VIDEO
I wet markets possono essere “bombe ad orologeria” per le epidemie secondo il professor Andrew Cunningham, direttore della Zoological Society of London (ZSL): “Trattiamo gli animali come fossero solamente merci da saccheggiare e poi ci sorprendiamo delle conseguenze“.