I cambiamenti climatici porteranno alla nascita di virus in grado di adattarsi a nuovi climi e temperature e questo li renderà più difficili da combattere.
La pandemia del coronavirus sta stravolgendo il mondo come lo conosciamo; in pochi mesi milioni di persone sono rimaste senza lavoro, si sono ammalate o hanno visto le proprie vite sconvolte. Ma questa non è detto che sia l’unica infezione con la quale dovremo confrontarci nella nostra vita.
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Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la minaccia dei cambiamenti climatici potrebbe rendere le epidemie ancora più gravi nei prossimi anni. I ricercatori temono che, con l’aumento delle temperature, gli animali che trasportano infezioni possano adattarsi ai climi più diffusi, i patogeni diventare più resistenti alle alte temperature e il sistema immunitario degli esseri umani possa avere difficoltà nel combattere queste malattie. Sebbene la pandemia del COVID-19 non sia legata direttamente ai cambiamenti climatici, l’aumento delle temperature potrebbe portare alla diffusione di altre maggiori infezioni. Le infezioni possono diffondersi in diversi modi: da uomo a uomo, da animali ad esseri umani, e tramite vettori come le zanzare. Con le temperature globali che continuano ad aumentare crescono anche le condizioni ottimali per la diffusione dei virus; ad esempio i ricercatori sostengono che le alte temperature possano portare ad un aumento delle malattie trasmesse dalle zanzare, come la malaria. Dall’inizio del XIX° secolo la regione del Punjab in India è stata colpita da epidemie di malaria dovute ad un aumento dei monsoni e dell’umidità, condizioni favorevoli per la riproduzione delle zanzare. I ricercatori temono che a causa del riscaldamento le zanzare possano riprodursi più rapidamente e diffondere la malattia in aree solitamente fredde che finora non sono state colpite dalla pestilenza. Erin Mordecai, biologo di Stanford che studia i cambiamenti climatici e le malattie infettive, sostiene che “con il clima che diventa ottimale per la riproduzione, sarà sempre più difficile controllare le zanzare”.
Allo stesso modo ci sono malattie che vengono trasmesse che dipendono fortemente dal clima. Alcune infezioni proveniente dai roditori sono state legate alle alluvioni, che peggioreranno con l’aumentare delle temperature. I ricercatori credono che gli eventi metereologici possano aver avuto un ruolo nella diffusione dell’ebola, dal momento che stagioni di siccità seguite da piogge prolungate possono aver portato ad un aumento della produzione di frutti, che ha creato le condizioni per riunire diverse specie animali e diffondere il virus. Anche la deforestazione potrebbe giocare un ruolo chiave nella diffusione delle malattie: secondo la US Agency for International Development circa il 75% delle nuove infezioni del XXI° secolo provengono dagli animali, spesso entrati in contatto con gli umani per colpa della deforestazione. Gli scienziati hanno notato, che con le temperature che continuano ad aumentare, gli animali stanno migrando verso climi sempre più freddi. Questo potrebbe portare a nuovi percorsi di trasmissione delle malattie tra gli animali ora che sempre più specie saranno costrette ad interagire l’una con l’altra. Secondo uno studio i grandi mammiferi si stanno muovendo verso climi più freddi ad una media di 15 km ogni decennio mentre le specie marine ad una media di 70 km a per decennio.
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Ma un aumento della diffusione delle malattie non è l’unico modo con cui i cambiamenti climatici potranno avere un impatto sulle future pandemie. Temperature più calde possono anche rendere il nostro sistema immunitario meno efficiente nella lotta ai patogeni. Ad esempio un modo in cui il nostro sistema immunitario combatte le malattie è aumentando la propria temperatura; quando un patogeno entra nel corpo spesso sviluppiamo la febbre per stimolare il nostro sistema immunitario a creare un clima in cui il patogeno non sopravvive. Ma, con le temperature che si riscaldano in tutto il mondo, i virus stanno migliorando la propria capacità di adattarsi e sopravvivere ad ambienti più caldi, perfino al nostro corpo. I pipistrelli, probabili vettori del COVID-19, possono mantenere una temperatura del corpo superiore ai 40°C, il che vuol dire che sono in grado di trasportare patologie in grado di sopravvivere a queste temperature. “Immaginate che il mondo sia più caldo e che le lucertole si adattino a vivere a temperature simili alle nostre. Anche i loro virus si adatterebbero a quelle temperature” ha spiegato Artuto Casadevall, della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health “Abbiamo due pilastri di difesa: le temperature e l’immunità. In un mondo più caldo potremo perdere uno dei pilastri in caso i patogeni riescano ad adattarsi a temperature simili alle nostre”. “Le sfide delle epidemie stanno diventando numerose e non c’è motivo di pensare che questa sia la sfida più dura dei nostri tempi” ha spiegato Frank Snowden, professore di storia della medicina a Yale e autore di “Epidemics and Society: From the Black Death to the present”.
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Non ci sono prove che suggeriscano che la pandemia del COVID-19 sia dovuta ai cambiamenti climatici. Le ricerche che legano determinati eventi ai cambiamenti climatici richiedono più tempo per essere completate perché sono complesse, multifattoriali e difficile da seguire in tempo reale. Come spiegato dall’OMS “I cambiamenti nel modo in cui si trasmettono le malattie sono una probabile conseguenza dei cambiamenti climatici” ma sono molte ancora le cose da chiarire.