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Coronavirus, come si è ridotto l’inquinamento dopo il blocco per fermare il contagio

Due mappe giornaliere catturate dai satelliti del biossido d’azoto trosposferico a confronto, prima e dopo l’emergenza coronavirus. La differenza è evidente e mostra come l’inquinamento nel nord Italia è decisamente calato.

Dopo quasi un mese di restrizioni imposte per frenare la diffusione del contagio del coronavirus, l’inquinamento nel nord Italia è decisamente calato. I livelli di biossido di azoto si sono ridotti chiaramente, come mostrano le immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa). Le foto sono state fornite dalla società Serco Italia S.p.a. partner fondamentale di tutto il progetto di diffusione dei dati forniti dal satellite Europeo.

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Le stesse immagini sono anche state pubblicate su Twitter da Santiago Gassò, dell’Università di Washington e della Nasa.


I sensori Tropomi (Tropospheric Monitoring Instrument) a bordo del satellite hanno rilevato il progressivo ridursi della nube rossa di biossido di azoto, il gas nocivo emesso dai combustibili fossili, quindi in particolare dai veicoli a motore e dalle strutture industriali.

Il blocco mondiale causato dal coronavirus ha portato alla chiusura di industrie e ridotto gli spostamenti, abbattendo l’inquinamento dei gas ad effetto serra responsabili del riscaldamento globale. Secondo Francois Gemenne, direttore di The Hugo Observatory dell’Università di Liegi, il blocco potrebbe salvare più vite dall’inquinamento di quelle effettivamente minacciate dal virus.

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Può sembrare strano ma penso che il bilancio delle vittime del coronavirus possa essere positivo, se si considerano le morti per inquinamento atmosferico“, ha detto Gemenne in un’apparizione su The Debate di France 24, facendo riferimento ad esempio alle 84,000 persone in Francia che muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento o al milione di persone in Cina.

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L’OMS stima che ogni anno oltre 7 milioni di persone muoiano a causa dell’inquinamento. Tuttavia il bilancio delle vittime in tutto il mondo a causa dell’epidemia è in gran parte una questione di ipotesi. Le previsioni più drastiche, rilasciate troppo in fretta e senza revisioni di morte, stimano il bilancio delle vittime per il coronavirus nel totale di milioni nel corso degli anni. Stime più affidabili hanno messo al confronto l’epidemia attuale con quella di influenza nel 1957, che ha causato oltre un milione di vittime. La riduzione dell’inquinamento e del riscaldamento globale potrebbe salvarne molte di più. “Molto probabilmente il numero di vite che verrebbero risparmiate a causa di queste misure di confinamento sarebbe superiore al numero di vite che andrebbero perse a causa della pandemia“.

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La discrepanza nel modo in cui reagiamo a questa minaccia dovrebbe farci prendere una pausa, ha spiegato Gemenne, e considerare il motivo per cui rispondiamo così fortemente ad una minaccia con minore letalità rispetto a quella dell’inquinamento. “Viviamo in un momento molto affascinante. Quello che mi sorprende di più è che siamo pronti a combattere il coronavirus in modo molto più concreto rispetto alle misure che prendiamo per affrontare l’inquinamento e i cambiamenti climatici. È qualcosa che tutti ci dovremmo domandare: perché siamo più preoccupati del coronavirus che dell’inquinamento e i cambiamenti climatici? Cosa rende così speciale il virus da bloccare il mondo intero?”.

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