Francesco Corvaro: “A COP29 accordo importante, ma capisco le critiche dei paesi poveri”

A COP29, tenutasi a Baku, è stato raggiunto un accordo storico sulla finanza climatica, con impegni fino a 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, ma resta lontano dalle reali necessità per affrontare la crisi climatica globale.

Il 24 novembre scorso è terminata la COP29, la Conferenza dell’Onu sul clima che si è tenuta a Baku, in Azerbaigian, il momento annuale in cui quasi tutti gli stati del mondo si riuniscono per trovare soluzioni comuni ai cambiamenti climatici. Ma come è andata?

Dipende dai punti di vista. Sul fronte della mitigazione, cioè quell’insieme di politiche che hanno l’obiettivo di rallentare o addirittura – magari – bloccare il riscaldamento globale, beh, si è fatto davvero poco. Un buco nell’acqua, secondo molti analisti.

Dal punto di vista della finanza climatica, invece, un accordo è stato trovato ma è stato ritenuto insoddisfacente per i Paesi più poveri. Per finanza climatica intendiamo quelle decisioni finanziarie, appunto, che hanno l’obiettivo di aiutare i Paesi più poveri e più vulnerabili alle conseguenze dei cambiamenti climatici come alluvioni, uragani e innalzamento delle acque. Eventi che stanno colpendo tutti i Paesi del mondo ma in alcuni Paesi, (quelli più poveri, e che paradossalmente hanno contribuito meno ai cambiamenti climatici ma che stanno pagando le maggiori conseguenze), stanno facendo danni davvero irreparabili.

Ebbene, a Baku è stato firmato un accordo secondo il quale i Paesi sviluppati dovranno destinare almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 ai Paesi in via di sviluppo, per aiutarli a fronteggiare i cambiamenti climatici. Questa cifra è tre volte superiore ai 100 miliardi annuali previsti dal precedente obiettivo globale di finanziamento per il clima entro il 2025, ma rimane ben al di sotto dei 1.300 miliardi annui che, secondo esperti indipendenti, sarebbero necessari per affrontare le urgenze derivanti dalla crisi climatica.

Insomma, c’è chi è contento e chi lo è un po’ meno. E l’Italia? È soddisfatta di come siano andati i negoziati di Baku sui cambiamenti climatici? Lo abbiamo chiesto a colui che quei negoziati li ha seguiti sin dall’inizio: l’inviato speciale per il clima del governo italiano, Francesco Corvaro. Partiamo dalla finanza climatica. L’Italia è soddisfatta dell’accordo raggiunto?

“Sì, l’Italia è soddisfatta di questo risultato. Perché abbiamo lavorato all’interno del negoziato affinché passassero due idee principali: la prima, che fosse necessario un impegno più ambizioso sui fondi del clima. E infatti siamo passati da 100 miliardi a 300. La seconda, che servisse una visione più pragmatica che tenesse conto della necessità di allargare il platform dei finanziamenti anche al settore del settore privato”, ha spiegato Francesco Corvaro a TeleAmbiente.

“Capisco e sono pienamente consapevole che i Paesi in via di sviluppo reputano questo accordo assolutamente insufficiente – confida Corvaro – perché effettivamente le richieste dal punto di vista economico legate al clima sono veramente esorbitanti, superano il trilione. Però contemporaneamente dobbiamo renderci conto che l’idea che è passata è quella di utilizzare questi fondi pubblici per cercare di mobilitare i fondi privati”.

Guarda l’intervista completa all’inviato speciale per il clima del governo italiano, Francesco Corvaro, su TA Magazine di TeleAmbiente.