La COP29 sui cambiamenti climatici in corso a Baku termina ufficialmente oggi. Ma per l’accordo finale forse bisognerà aspettare qualche giorno in più. Ma nei corridoi gira voce che non verrà presentato alcun documento finale. Presentata una nuova bozza di testo finanziario
Ultimo aggiornamento 22 novembre, ore 13.
Il nodo della finanza climatica
Una nuova bozza di testo finanziario è stata presentata intorno alle 12. La presidenza azera della COP29 ha proposto un nuovo obiettivo di finanziamento per aiutare i paesi in via di sviluppo nella transizione verso l’energia pulita e nell’adattamento ai cambiamenti climatici.
Il testo discusso prevede 250 miliardi di dollari entro il 2035, sostituendo l’attuale contributo annuale di 100 miliardi stabilito nel 2009. I fondi dovrebbero provenire da una combinazione di fonti pubbliche e private, includendo sovvenzioni e investimenti mobilitati dal settore privato. Tuttavia, i paesi in via di sviluppo continuano a chiedere un finanziamento annuale di 1,3 trilioni di dollari, con il dibattito che coinvolge anche la Cina, che si identifica ancora come paese in via di sviluppo, nonostante le pressioni per ampliare la base dei donatori.
In gergo tecnico si chiama “cover decision”. Si tratta del documento finale che dalla COP26 di Glasgow in poi viene presentato alla fine di tutte le Conferenze dell’ONU sul clima e che mostra, in sintesi, tutte le decisioni a cui i negoziatori governativi sono giunti e nel quale spesso vengono inseriti anche gli obiettivi più ambiziosi.
Ecco, secondo quanto si dice nei corridoi dello Stadio Olimpico di Baku, in Azerbaigian, dove si stanno tenendo i negoziati, pare che quest’anno non verrà presentata alcuna cover decision.
Il motivo? Le divisioni tra i Paesi che prendono parte alle COP, quest’anno sono troppo grandi. E la presidenza azera stenta a trovare un compromesso.
Intanto i lavori proseguono serrati. Perché sulla carta la COP termina oggi, venerdì 22 novembre. Ma i lavori potrebbero proseguire ancora per qualche giorno nella speranza di trovare una sintesi comune sugli ultimi punti. A partire da quello finanziario.
Uno dei punti più controversi resta, dunque, quello della finanza climatica.
Arabia Saudita: “Nessuno tocchi le fossili”
Sul tema delle fonti fossili (quelle che causano il cambiamento climatico), l’Italia e l’Unione Europea si oppongono a modificare i risultati del Global Stocktake 2023, che include un linguaggio chiaro sulla necessità di uscire gradualmente dall’uso dei combustibili fossili.
La posizione europea è stata ribadita durante i negoziati alla COP29, evidenziando il desiderio di mantenere l’impegno verso una transizione energetica coerente con l’Accordo di Parigi.
Tuttavia, le discussioni sul Programma di Lavoro sulla Mitigazione, che potrebbe rafforzare tali impegni, sono attualmente bloccate da Paesi come l’Arabia Saudita, fortemente contrari a un’azione decisa contro i combustibili fossili.
Il governo saudita ha fatto sapere che non firmerà alcun accordo in cui venga citata la fuoriuscita dalle fossili.
Questo stallo riflette la profonda divisione tra gli Stati favorevoli a una rapida decarbonizzazione e quelli che dipendono economicamente da petrolio, gas e carbone.
L’esito di queste trattative sarà cruciale per stabilire se la COP29 riuscirà a consolidare nuovi impegni concreti per ridurre le emissioni globali e accelerare la transizione energetica.