Alla COP29 di Baku presentata una bozza di accordo sulla finanza climatica: 1,3 trilioni di dollari entro il 2035, ma i Paesi in via di sviluppo criticano i fondi insufficienti e l’assenza di impegni concreti.
Ultimo aggiornamento, 22 novembre, ore 17.
Dopo ore di stallo e preoccupazione per una COP29 che sembrava portare a un nulla di fatto, la presidenza della 29esima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico ha presentato una bozza di accordo sui temi della finanza climatica che riapre la partita.
Non perché si sia raggiunto un compromesso accettabile ma perché si è ricominciato a negoziare e un accordo sembra meno lontano di quanto lo fosse questa mattina. Ma cosa prevede la proposta della presidenza azera?
La proposta della presidenza azera della COP29
La bozza di accordo della COP29 propone di mobilitare almeno 1,3 trilioni di dollari all’anno entro il 2035 per i Paesi in via di sviluppo, con 250 miliardi a carico dei Paesi ricchi, includendo finanza pubblica e privata.
La bozza di accordo esclude i fondi per perdite e danni e apre tra le fonti di finanziamento, al mondo privato con deboli impegni sulla finanza pubblica.
Quanto contenuto in questa bozza è stato dichiarato “insufficiente” dal blocco dei Paesi in via di sviluppo. Ma, come dicevamo, offre un nuovo slancio ai negoziati.
Nel corso del pomeriggio italiano è stata pubblicata una nuova bozza con piccole modifiche. Sintomo del fatto che i delegati stanno lavorando ai dettagli con l’obiettivo di giungere a un accordo finale sui temi finanziari. Se non entro venerdì, almeno entro il weekend.
ICN: “Fondi insufficienti. Ma attendiamo nuova bozza”
“Questo testo non è che una ennesima bozza”, fanno sapere da Italian Climate Network. “Aspettiamo quindi una nuova bozza, auspicando un ulteriore avvicinamento tra le posizioni. Auspichiamo altresì maggiori indicazioni rispetto alle metodologie di costruzione dell’obiettivo e dovuti riferimenti, nel testo finale, all’uscita dalle fonti fossili qui assenti”.
I delegati di Italian Climate Network che partecipano come observer ai negoziati di Baku, hanno aggiornato un loro studio sui potenziali contributi italiani sotto il nuovo obiettivo.
“Ciò porta il nostro Paese a dover mobilitare, nella nuova opzione a 250 miliardi all’anno, tra 4,1 e 4,3 miliardi di dollari all’anno. Cifra che andrebbe a salire fino a oltre 9 miliardi all’anno nel caso in cui UE e altri stati industrializzati dovessero adoperarsi nel riempire il gap lasciato dall’uscita degli USA dall’accordo”, fanno sapere.
“Verso la prossima bozza di testo, speriamo che i Paesi riescano a ragionare secondo quanto necessario e mobilitabile con nuovi e maggiori sforzi e non solo secondo quanto dato loro per fattibile ad oggi dai principali attori finanziari, in assenza di segnali chiari verso una riforma delle banche multilaterali di sviluppo”, ha aggiunto Claudia Concaro di Italian Climate Network.