Si è conclusa a Roma la COP16, la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità. Ecco cosa è successo nelle tre giornate di negoziati e quale accordo è stato raggiunto.
Dopo il flop delle trattative a Cali, in Colombia, tra il 21 ottobre e il 1° novembre 2024, alla COP16, cioè la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, che si è tenuta a Roma dal 25 al 27 febbraio, nella sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), i delegati di oltre 150 paesi del mondo hanno raggiunto un compromesso sul finanziamento della conservazione della natura: aumentare la spesa per la protezione della natura a 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, di cui 30 miliardi di dollari devono essere forniti dai paesi sviluppati ai paesi poveri.
Servizio video di Fausto Piu
Nel terzo e ultimo giorno della Cop16 delle Nazioni Unite sulla biodiversità, i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo si sono rassegnati a compromessi reciproci per adottare un piano di lavoro quinquennale che dovrebbe sbloccare i miliardi necessari per fermare la distruzione della natura e distribuire meglio il denaro ai paesi in via di sviluppo.
Nel frattempo, entro la COP17 del 2026 in Armenia, i paesi hanno adottato anche norme e indicatori affidabili volti a misurare e verificare gli sforzi dell’umanità per salvare la natura.
L’accordo raggiunto a Roma rinvia al 2028, in occasione della COP18, invece, la decisione di creare un nuovo fondo dedicato, posto sotto l’autorità della CBD, come richiesto con forza dai paesi africani, o se gli strumenti esistenti, come il Fondo mondiale per l’ambiente, possano essere riformati per renderli più accessibili ed equi per i paesi in via di sviluppo.
Cop16, i commenti delle associazioni
II WWF plaude alle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica per aver adottato a Roma una decisione molto combattuta sul finanziamento della biodiversità.
Un passo cruciale per la natura!
La COP16.2 sulla biodiversità si è appena conclusa a Roma, con una combattuta risoluzione sul finanziamento della biodiversità.
Qui il nostro comunicato:https://t.co/pDMuKTdHK5
— wwfitalia (@WWFitalia) February 28, 2025
Efraim Gomez, Global Policy Director del WWF Internazionale, ha dichiarato: “Le Parti hanno fatto un passo nella giusta direzione. Ci congratuliamo per aver raggiunto questi risultati in un contesto politico globale difficile. C’è consenso su come procedere per mettere in atto gli accordi finanziari necessari per fermare la perdita di biodiversità e ripristinare la natura. Tuttavia, questo accordo non è sufficiente. Ora inizia il vero lavoro. È preoccupante che i Paesi sviluppati non siano ancora sulla buona strada per onorare il loro impegno di mobilitare 20 miliardi di dollari entro il 2025 a favore dei Paesi in via di sviluppo. Investire nella Natura è essenziale per il futuro dell’umanità. Grazie alla Natura, possiamo mitigare la crisi climatica, rendere gli ecosistemi e le comunità più resilienti, stabilizzare i prezzi del cibo, assorbire il carbonio che alimenta condizioni meteorologiche estreme e costringe le persone ad abbandonare il proprio territorio”.
Per Rosalba Giugni, Presidente della Fondazione Marevivo, il risultato raggiunto alla COP16 è ancora troppo vago: “Di certo, alla COP 16bis di Roma si è evitato il funerale del multilateralismo e il fallimento della diplomazia ambientale, questo è un risultato importante in un momento in cui sembra che esista un ‘nuovo ordine mondiale’, che ragiona in termini di sovranità assoluta e decisioni unilaterali. Ma nel merito delle decisioni prese il risultato è ancora troppo vago. Il ritmo di perdita della biodiversità marina è altissimo, anche se lo misuriamo solo sulle specie già note: forse non è chiaro né ai governi, né al settore privato, ma si calcola che un milione di specie marine e terrestri sia complessivamente a rischio di sopravvivenza. E questo non è solo un argomento che interessa gli appassionati di natura: senza la biodiversità, così come noi la conosciamo, sono a rischio l’alimentazione e l’equilibrio climatico mondiale. Chiediamo ai governi, e prima di tutti a quello italiano, di impegnarsi perché i 200 miliardi di dollari l’anno non siano solo una cifra scritta sulla carta e soprattutto che vengano spesi in favore di natura”.
“I trattati sulla biodiversità continuano ad essere firmati a partire dalla Convenzione di Rio de Janeiro del 1992, e continuiamo a stipularne. Nel frattempo, le Nazioni Unite stanno celebrando il decennio del restauro degli ecosistemi. Prima li volevamo salvaguardare, assieme alla biodiversità, ma, dato che non ci siamo riusciti, ora li vorremmo restaurare. Tuttavia, finché non cambieremo drasticamente i nostri stili di vita, perseguendo la sostenibilità, le cose non miglioreranno”, ha dichiarato Ferdinando Boero, Presidente Comitato Scientifico Fondazione Marevivo.
“Questo accordo aiuta a mantenere la fiducia sulla possibilità di colmare il divario tra le promesse fatte e i finanziamenti da stanziare per proteggere la natura, ma adesso serve mettere i soldi sul tavolo”, ha affermato An Lambrechts, responsabile della delegazione di Greenpeace alla COP16. “Questo significa garantire rapidamente 20 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti pubblici a partire dal 2025 e contributi concreti al Fondo di Cali da parte delle grandi aziende farmaceutiche e agroindustriali che traggono profitto dalla natura, pari almeno all’1% dei loro ricavi. Inoltre, i processi avviati a Roma dovranno eliminare i sussidi dannosi per la natura e creare nuovi strumenti di finanziamento trasparenti, equi e giusti“.
Martina Borghi, campagna Foreste di Greenpeace Italia, ha dichiarato: “L’accordo raggiunto a Roma dimostra che la nostra richiesta di passare dalle promesse ai fatti per difendere la natura è arrivata al tavolo dei negoziati. Ora è fondamentale che i Paesi del Nord del mondo rispettino i loro impegni e trasformino le decisioni di questi giorni in finanziamenti concreti per proteggere la biodiversità. Se questo accadrà, sarà un segnale positivo anche in vista della COP30 sul clima che si terrà a novembre in Brasile. La crisi climatica e la perdita di biodiversità richiedono azioni immediate, non promesse. La mobilitazione efficace di queste risorse è essenziale per affrontare le sfide ambientali con soluzioni reali”.
Cosa è successo nelle tre giornate della COP16 e la quasi assenza dell’Italia
Nella prima giornata di negoziati, è stata confermata l’apertura del cosiddetto “Cali Fund” approvato appunto a Cali, in Colombia, tra il 21 ottobre e il 1° novembre 2024. “Questo meccanismo, al cui interno le imprese verseranno i contributi economici, è fondamentale per i benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche appartenenti a specie vegetali e a specie animali. Non a caso il ministro dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile della Colombia e Presidente della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, Susana Muhamad – la Ministra dell’Ambiente colombiana che ha presieduto questa 16a conferenza della Convenzione sulla diversità biologica (CBD) – dichiara che il “Cali Fund” rappresenta, tra l’altro, un processo democratico di condivisione e di inclusione delle comunità indigene fondamentali per la protezione dei luoghi soliti ospitare la ricchezza di vita del pianeta Terra“, spiega a TeleAmbiente la giornalista ambientale e scientifica Valeria Barbi.
Sempre nella prima giornata di negoziati, Legambiente, Greenpeace, A Sud, Marevivo e WWF, alcune delle associazioni che compongono il Climate Pride, hanno dato vita a un Flash mob proprio davanti alla sede della FAO.
Ha fatto parecchio discutere la quasi assenza di rappresentanti politici e istituzionali italiani alla COP16. A rappresentare il nostro Paese solo il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Claudio Barbaro.
Una grave mancanza secondo Sergio Costa, deputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera, e già ministro dell’Ambiente. “Va ricordato che l’articolo 9 della Carta Costituzionale prevede invece che uno dei valori fondanti del nostro Stato sia proprio la tutela della biodiversità. – ha spiegato Sergio Costa – Questo è importante, affinché tutti noi sappiamo come si comporta il nostro governo“.
Anche Eleonora Evi, deputata PD, aggiunge la propria voce alle critiche rivolte al governo Meloni, rilasciando ai microfoni di TeleAmbiente una dichiarazione: “Io trovo scandaloso che, con un momento di riunione internazionale come la COP, che si sta tenendo proprio a Roma, non ci sia la presenza degli esponenti di più alto livello del governo e del Parlamento italiano. I lavori si stanno svolgendo qui a Roma, in seconda battuta dopo quelli in Colombia, e si sta discutendo su come risolvere la crisi di biodiversità e di natura che stiamo vivendo”.