Alla vigilia della COP16 in programma a Roma, dal 25 al 27 febbraio 2025, Greenpeace Italia manifesta davanti alla FAO pronta a ospitare i negoziati.
Salvare la natura sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici, della distruzione degli habitat e dell’inquinamento. Questo l’obiettivo della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, in programma a Roma, in Italia, nella sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), dal 25 al 27 febbraio 2025.
Focus della riapertura dei lavori, dopo il flop dei negoziati a Cali, in Colombia, tra il 21 ottobre e il 1° novembre 2024, è il rafforzamento del Global Biodiversity Framework di Kunming-Montreal (KMGBF) della COP15, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, per fermare la perdita di natura entro il 2030. Appena cinque anni per evitare un “punto di non ritorno” con probabili conseguenze catastrofiche per l’essere umano. Non a caso oltre il 50% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Globo dipende dalla biodiversità pronta a offrirci acqua potabile, aria pulita e cibo sano.
Tutto, però, potrebbe finire. Invertire la rotta verso un mondo più sostenibile, dunque, diventa fondamentale. Proprio per questo, soltanto nel nostro Paese, 39 organizzazioni non governative (ONG) in prima linea nella salvaguardia dell’ambiente, attraverso l’appello del WWF Italia, chiedono al Governo Meloni un impegno concreto nella buona riuscita della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità.
Oggi eravamo in piazza #Roma perché per fermare la perdita di #biodiversità si deve agire ora!#Cop16 https://t.co/WXHpLGQNES
— wwfitalia (@WWFitalia) February 21, 2025
A sensibilizzare l’Esecutivo di centro-destra, tra l’altro, anche un sit-in di protesta di Greenpeace Italia, davanti alla sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), attraverso striscioni e cartelli. Stesso monito di Legambiente dopo la pubblicazione del report “Natura selvatica a rischio in Italia“. Qui, da Nord a Sud, ben 58 gli ecosistemi classificati a rischio non solo a causa della crisi climatica, ma anche a causa di poche, o nulle, politiche ambientali.
On the eve of CBD (Convention on Biological Diversity) COP16 talks reconvening, Greenpeace sent a message on the urgency of taking decisive action to protect our planet’s biodiversity.https://t.co/NoNFCy6SdW
— Greenpeace PressDesk (@greenpeacepress) February 24, 2025
Che cosa aspettarci, dunque, dalla COP16, cioè dalla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, anche a seguito del ritorno di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti d’America? “Una delle prime decisioni politiche del Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, è stata l’uscita dall’Accordo di Parigi raggiunto durante la COP21, cioè la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, del 2015. Il segnale sembra essere chiaro: la protezione della natura non fa parte dei piani decisionali dell’inquilino della Casa Bianca“, spiega nel Magazine di Teleambiente dedicato alla COP16, cioè alla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, il giornalista ambientale e scientifico Rudi Bressa.