A TeleAmbiente l’inviato speciale per il clima del governo Meloni, il professor Francesco Corvaro, ha spiegato quali sono gli obiettivi italiani della COP16 sulla desertificazione che si terrà dal 2 al 13 dicembre a Riyad, in Arabia Saudita
Chiusa la COP29 di Baku sui cambiamenti climatici, per gli addetti ai lavori è già tempo di ricominciare. Dal 2 al 13 dicembre si tiene a Riyad, in Arabia Saudita, la COP16 sulla desertificazione.
Due settimane di lavori durante le quali i delegati governativi dei Paesi che parteciperanno dovranno trovare soluzioni al problema della siccità, del depauperamento del suolo e in generale del degrado delle terre.
Secondo la FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura, sul nostro pianeta oltre 1.660 milioni di ettari di terreno sono stati danneggiati a causa dei cambiamenti climatici o più in generale delle attività umane. E oltre il 60% è costituito da terreni agricoli.
La desertificazione e la consequenziale mancanza di risorse alimentari è un problema che riguarda soprattutto alcuni Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Ma porta con sé conseguenze che possono essere risolte solo con un approccio globale. Per questo motivo l’Italia parteciperà attivamente alla COP. Con quale obiettivo? Lo abbiamo chiesto all’inviato speciale per il clima del governo Meloni, il professor Francesco Corvaro, che guiderà la delegazione italiana.
“Andiamo a Riyad con l’ottica di targhettare tre principali pilastri: la sicurezza alimentare, la scarsità d’acqua e la land degradation, cioè il depauperamento del suolo. Tre pilastri di intervento che ritrovate più o meno simili nel piano Mattei, insieme al tema della migrazione. Questi quattro temi si trovano anche all’interno dell’iniziativa Clima e Pace, lanciata in collaborazione con la Presidenza della COP29 da Italia, Germania, Uganda, Egitto, Emirati Arabi, che sta raccogliendo molte adesioni da altri Paesi e in cui si mette in luce come ci sia ormai un nesso inequivocabile tra la crisi climatica un numero enorme di conflitti dovuti alla scarsità di risorse”, ha spiegato.
Francesco Corvaro intende, però, sottolineare che l’approccio con cui il nostro Paese andrà a Riyad è positivo: “Io non voglio far passare un messaggio negativo ma oggettivo, perché per far fronte a questo problema abbiamo tecnologie e know-how che laddove messe a sistema ci permettono di affrontare tutte queste crisi e porvi rimedio”.