COP16, ecco perché è stata un mezzo fallimento

A contribuire al flop della COP16 sono stati Canada, Svizzera e Unione Europea contrari a un fondo necessario al ripristino degli habitat naturali degradati dei Paesi più poveri del Globo. 

Grande delusione a Cali, in Colombia, per la conclusione della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, senza accordi utili alla tutela della ricchezza di vita del pianeta TerraDopo due settimane di incontri, i rappresentanti di 196 Paesi non hanno sottoscritto un’intesa per finanziare un fondo necessario al ripristino degli habitat naturali degradati nei territori più poveri del Globo. A non volere spendere risorse economiche per animali e piante, nonostante ulteriori negoziati notturni, sono stati Canada, Svizzera e Unione Europea. Proprio per questo gli Stati dell’Africa e dell’America del Sud hanno espresso rabbia per il trattamento subìto. “Un quasi fallimento“, hanno sottolineato gli ambientalisti.

Tra i punti approvati, invece, lo storico riconoscimento delle popolazioni indigene come soggetti accreditati a partecipare alle prossime Conferenze delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità. Ammesso, poi, il collegamento tra crisi climatica e perdita di natura, soprattutto dopo le devastanti alluvioni di Valencia, in Spagna, di ottobre 2024. Ulteriori decisioni epocali rinviate alla COP17, cioè alla Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, in programma a Yerevan, in Armenia, nel 2026.