Home Attualità 100 PAROLE PER SALVARE IL SUOLO. L’ARMA PIU’ POTENTE CONTRO IL CONSUMO...

100 PAROLE PER SALVARE IL SUOLO. L’ARMA PIU’ POTENTE CONTRO IL CONSUMO DI SUOLO E’ LA CULTURA

Consumo di suolo. Per fermare il consumo di suolo, l’arma più potente è la cultura.

Ce lo dimostra il professor Paolo Pileri che nel suo libro “100 parole per salvare il suolo”, svela – attraverso lemmi, esempi e citazioni – il significato delle parole, spesso incomprensibili e ambigue, dell’urbanistica.

Un aiuto per imparare a leggere, “tradurre” in italiano e interpretare la legge della propria Regione, il piano del Comune o una sentenza del Tar, e denunciarne le incongruenze.

Il Consumo di suolo in Italia non si arresta, anzi, possiamo dire che prosegue ad oltranza, nonostante la crisi economica.

L’Ispra ha calcolato che negli anni 2000 sono stati coperti 8 mq di nuovo suolo al secondo.

Tra il 2013 e il 2015 invece, si è scesi a 4 mq al secondo a causa della crisi economica.

Questo rallentamento si consolidato negli ultimi due anni ma non ha arrestato il consumo di suolo che invece continua ininterrottamente a ricoprire aree naturali e agricole con asfalto e cemento, fabbricati residenziali e produttivi, centri commerciali, servizi e strade.

L’esponenziale consumo di suolo degli ultimi 50 anni non corrisponde peraltro ad autentiche esigenze produttive o abitative e a effettivi bisogni sociali.

Secondo l’ISTAT nel nostro Paese sono presenti oltre 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700.000 capannoni dismessi, 500.000 negozi definitivamente chiusi e 55.000 immobili confiscati alle mafie.

Tutto ciò a fronte di una crescita demografica debole.

Diverse le proposte di legge presentate in Parlamento, come quella a prima firma dell’On. Rossella Muroni che suggerisce l’introduzione di un limite al consumo di suolo ed il suo monitoraggio.

La proposta di Legge, suddivisa in 14 articoli prevede anche:

riqualificazione urbana come strumento per far partire l’economia legata alla rigenerazione del patrimonio edilizio esistente al recupero delle periferie e delle aree degradate

– misure specifiche per tutelare il ‘verde’ in città

– valorizzazione di pratiche agricole proprie della nostra tradizione mediterranea

– costruzione di una ‘cintura verde’ attorno alle aree urbanizzate

– introduzione di una “nuova disciplina per la rigenerazione delle aree urbanizzate degradate”

Articolo precedenteTRE ANNI DI INDAGINI SULLA MORTE DI GIULIO REGENI, COSA SAPPIAMO?
Articolo successivoXYLELLA, OBBLIGO ERADICAZIONE DELLE PIANTE MALATE E RECLUSIONE DA 1 A 5 ANNI PER I TRASGRESSORI