A Grottaferrata (Roma) un incontro tra cittadini ed esponenti ambientalisti, arricchito dalla presenza di Gabriel Marrugo (rappresentante dell’Organizzazione Nazionale Popoli Originari della Colombia).
In occasione della Giornata mondiale del Suolo, sono stati tanti gli eventi, anche a livello locale, delle associazioni ambientaliste impegnate in prima linea in difesa di una risorsa naturale, tanto preziosa quanto limitata. A Grottaferrata (Roma), Italia Nostra Castelli Romani ha organizzato un incontro per parlare delle battaglie passate, presenti e future nel territorio. Difendere il suolo di fronte alla cementificazione selvaggia significa in primis tutelare i servizi ecosistemici ed evitare danni all’intera biodiversità, specie umana compresa.
“Certamente c’è un’emergenza suolo, in Italia come nel resto del mondo, basti pensare alla desertificazione che ormai coinvolge l’Africa come la nostra Penisola. Oggi abbiamo come ospite anche Gabriel Marrugo, testimone fondamentale della devastazione perpetrata nelle foreste colombiane. In Italia, la situazione è drammatica, basti pensare al dissesto idrogeologico che continua a ripetersi perché in modo del tutto sconsiderato i fiumi vengono spesso tombati. Spesso sentiamo l’espressione ‘Strade diventate fiumi’, in realtà è il fiume che, dopo essere stato tombato, è diventato una strada. La natura tende a riprendersi inevitabilmente i suoi spazi e abbiamo visto, e vediamo, le conseguenze in tutta Italia” – ha spiegato Enrico Del Vescovo, portavoce di Italia Nostra Castelli Romani – “Nell’incontro di oggi potremo parlare di ciò che avviene anche al di fuori dell’Europa, occorre prendere una coscienza globale del problema. Mi dispiace vedere che la Giornata mondiale del Suolo passi così in sordina sui media, dovremmo affrontare il problema in modo critico su come le amministrazioni locali hanno gestito i territori. Anche qui nei Castelli Romani il consumo di suolo va avanti, i laghi Albano e Nemi stanno calando vertiginosamente perché c’è un sovrasfruttamento delle falde dovuto ad un carico antropico che qui ha superato i livelli di guardia. Non si tratta di un fenomeno demografico naturale, ma dipende perché qui si costruisce molto più del necessario e l’aumento della popolazione non è spontaneo, ma indotto da una politica urbanistica scellerata“.
“Abbiamo voluto il Parco dei Castelli Romani proprio per non vedere il territorio completamente cementificato, oltre alla conservazione della biodiversità delle foreste e delle zone umide. Parliamo del primo parco d’Italia voluto dai cittadini, che ha preservato il territorio fino ad oggi anche se la difesa contro la speculazione edilizia e progetti non sostenibili va ancora avanti” – il commento di Roberto Salustri, attivista di lungo corso e coordinatore dei Guardiani delle Foreste – “Stiamo cercando di continuare a tutelare il territorio, il consumo di suolo è uno dei temi più importanti e abbiamo appena terminato uno studio dove leghiamo il consumo di suolo a quello delle falde idriche. L’abbassamento dei laghi deriva anche dal consumo di suolo e delle falde idriche, la ricerca illustrerà anche i Comuni che sono più responsabili del fenomeno. Questo sarà molto interessante“.
Ad arricchire l’incontro, dandogli un forte respiro internazionale, la presenza di Gabriel Marrugo, rappresentante dell’Organizzazione Nazionale Popoli Originari della Colombia, che ha rischiato più volte la vita per difendere la propria terra dalle speculazioni, dallo sfruttamento delle risorse, dai narcos e dai trafficanti di esseri umani.
“Innanzitutto, noi non siamo un popolo indigeno, bensì un popolo originario. Il termine indigeno ci era stato posto dagli invasori, i popoli originari sono ufficialmente 115, ubicati in 31 dei 32 Dipartimenti del Paese, con una popolazione di circa tre milioni. Per noi, il suolo non è solo qualcosa che dipende dalla politica, ma è fonte di vita e parte della Terra. E se non ci prendiamo cura del nostro suolo, finiremo per accelerare gli effetti del cambiamento climatico” – ha spiegato Gabriel Marrugo – “Dall’altro lato, è importante il lavoro collettivo. In molti casi, pensiamo ai vari Premi come il Nobel, viene premiato lo sforzo, il lavoro individuale. È importante, però, che tutti lavorino in modo collettivo, senza il razzismo e in modo che i Paesi educhino i propri cittadini ad una competitività più efficace e più efficiente. Abbiamo bisogno di un mondo che sia più collettivo e meno individualista“.