Commissione parlamentare ecomafie, la prima relazione annuale

Il tema dei rifiuti è preponderante, ma nel suo primo anno di attività la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari ha svolto diverse decine di audizioni e missioni che abbracciano ogni genere di reati che danneggiano l’ambiente e l’economia. Un bilancio positivo, come spiega a TeleAmbiente il presidente della Commissione, l’onorevole Jacopo Morrone. 

Presentata a Roma, presso la Sala della Lupa della Camera dei Deputati, la prima relazione annuale della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari. Nota anche come Commissione ecomafie, dopo il primo anno di attività in seguito alla sua istituzione, la Commissione ha pubblicato un rapporto sul lungo, delicato e complesso lavoro di indagini effettuato in tutta Italia, grazie non solo alle audizioni e alle missioni svolta dai suoi 36 membri tra deputati e senatori, ma anche alla collaborazione con gli amministratori locali e soprattutto con le forze dell’ordine, le forze armate e l’autorità giudiziaria.

Se il tema degli illeciti sui rifiuti è preponderante, il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta ha riguardato qualsiasi illecito ambientale, compreso il caporalato nel settore agroalimentare. La presentazione della relazione, da parte del presidente della Commissione, l’onorevole Jacopo Morrone (deputato della Lega), ha visto il saluto introduttivo del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ed è stata impreziosita dall’intervento del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Angelo Melillo.

A illustrare, in sintesi, i vari aspetti di questo primo anno di lavoro da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, è proprio il suo presidente, l’onorevole Jacopo Morrone. “Noi abbiamo diverse indagini in corso, dove naturalmente collaboriamo con le Procure del luogo e quindi forniamo documentazione. Ad esempio, c’è la discarica di Riceci (Pesaro e Urbino) che sembrava fatta e invece, grazie all’intervento e ai riflettori accesi della Commissione, si è interrotto l’iter. Poi sarà la Procura ad approfondire e a vedere se ci sono dei profili penali o delle responsabilità, ma intanto noi abbiamo fatto il nostro lavoro” – ha spiegato il deputato e presidente della Commissione ecomafie – “Noi svolgiamo un’attività di indagine e di inchiesta sui temi dei rifiuti, sull’agroalimentare, sulle ecomafie. Raccogliamo una documentazione che è a disposizione delle istituzioni, degli enti, ed è fondamentale. Nel nostro primo anno abbiamo raccolto oltre 56 mila pagine di documenti, un lavoro enorme che è a disposizione di tutti coloro che vogliono fare del bene, che pensano all’ambiente e al territorio. Quindi, noi mettiamo il nostro lavoro a disposizione delle istituzioni“.

Il tema dei rifiuti, nonostante il lavoro ampio e variegato della Commissione, resta comunque centrale. “Ci sono carenze infrastrutturali, non generalizzate in tutta Italia, ma sicuramente in determinate zone. Guardiamo il Lazio, guardiamo la Sicilia: mancano i termovalorizzatori e gli impianti di recupero e di riciclo. Un rifiuto, oggi, non può più essere solo un rifiuto, ma deve essere invece energia e deve essere una risorsa. Questo è sicuramente l’obiettivo” – ha spiegato l’onorevole Jacopo Morrone – “Purtroppo tanti rifiuti vanno all’estero, con una spesa per i contribuenti italiani e in particolare per i cittadini residenti in determinati territori. Nella nostra missione nei Paesi Bassi, abbiamo visto i treni con i rifiuti provenienti da Roma e questo non vorremmo più vederlo: dove altri Paesi traggono energie, noi invece paghiamo suon di quattrini per smaltire rifiuti che invece potrebbero essere energia per il nostro territorio. Abbiamo diverse indagini in corso sullo smaltimento illecito di rifiuti in un territorio bellissimo come la Puglia, ma anche altri che possono prendere poi la direzione del traffico transazionale, finendo in chissà quale parte del mondo. Però, ci sono inchieste in atto“.