Ad Agosto verrà inaugurata una placca in memoria di Okjökul, il primo ghiacciaio discioltosi per colpa dei cambiamenti climatici.
Il primo dei 400 ghiacciai islandesi persi per colpa del riscaldamento globale verrà ricordato con una targa – come ricordo e come avvertimento -, targa che verrà rivelata il prossimo mese con una cerimonia ufficiale, alla presenza di scienziati, ambientalisti e autorità locali.
Il ghiacciaio Okjökull – che solo un secolo fa copriva una superficie di 15 km quadrati, con uno spessore di oltre 50 metri, adesso misura meno di 1 km quadrato, con neanche 15 metri di spessore.
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La cerimonia verrà presentata il 18 agosto dai ricercatori della Rice University di Houston, Texas, insieme a uno delle autorità maggiori sui ghiacciai, Andri Snær Magnason e al geologo Oddur Sigurosson, alla presenza dei media locali.
La placca verrà posta a Borgarfjörður,sede di quello che resta del ghiacciaio, su una montagna nella zona ovest dell’ Islanda.
“Nei prossimo 200 anni tutti i ghiacciai potrebbero fare la stessa fine,” si legge sulla targa, sia in Islandese che in Inglese. “Questo monumento è un attestato di consapevolezza su quello che sta succedendo e su quello che deve essere fatto. Solo voi (inteso come le generazioni future) saprete se ci siamo riusciti.”
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Il memoriale è datato Agosto 2019 e presenta le parole “415ppm CO2“, riferito al livello record di 415 parti per milioni di diossido di carbonio nell’atmosfera, registrato nel maggio scorso.
Per ghiacciaio si intende una massa persistente di ghiaccio compatto che accumula più massa durante l’inverno di quella che perde durante l’estate e che si muove costantemente sotto il proprio peso. Quando il ghiacciaio smette di crescere e di muoversi, i resti vengono chiamati “ghiaccio morto“.
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Cymene Howe, un professore di antropologia alla Rice University, spiega che la targa “segnala quello che probabilmente è il primo ghiacciaio perso per via del cambiamento climatico in tutto il mondo“. La speranza è che questa cerimonia attiri l’attenzione su quello che sta succedendo.
Con il suo collega Dominic Boyer, la Howe ha studiato l’impatto economico e culturale del riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacci sulle comunità islandesi. “Queste masse di ghiaccio sono le più grandi riserve di acqua fresca del pianeta”, spiega la Howe.
Boyer aggiunge che il destino di Okjökull “sarà condiviso da tutti i ghiacciai islandesi a meno che non interveniamo in fretta pe ridurre le emissioni di gas serra”.
L’estremo nord del pianeta si sta scaldando a velocità doppia rispetto al resto del mondo: questo giugno è stato il più caldo mai registrato in Islanda.
Boyer e Howe stanno girando un documentario sulla sparizione dei ghiacciai islandesi,insieme all’ex sindaco di Reykjavic Jón Gnarr. Il documentario, chiamato Not Ok(Okjökull ), vuole mostrare come il cambiamento climatico stia influenzando le vite delle persone comuni.
“Un collega islandese mi diceva sempre: i memoriali non sono per i morti, sono per i vivi”, spiega Howe. “Con il nostro documentario noi vogliamo sottolineare che spetta a noi, i vivi, rispondere alla sparizione dei ghiacciai. Per Okjökull è già troppo tardi.”
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