
I grandi leader del mondo si incontrano a New York per il Summit Mondiale del clima. Per l’ Italia ci sarà il Premier Conte, insieme a Di Maio e a Sergio Costa. Tra promesse, piani clima e ritardi ecco la situazione dei vari stati.
Il governo Pd-M5S debutta a New York: Giuseppe Conte e Luigi Di Maio parteciperanno all’assemblea Onu.
Il premier e il ministro degli Esteri sono arrivati negli Usa nella notte italiana del 23 settembre per la 74esima Assemblea generale delle Nazioni Unite: una vetrina per i capi di Stato e di governo da tutto il globo, ma soprattutto un’occasione unica per le infinite possibilità di confronto e di scambio, ufficiali o informali, che si consumano nelle sue stanze e nei suoi corridoi.
Insieme a Conte e a Di Maio, a New York ci sono anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa e il sottosegretario agli esteri Emanuela del Re.
I lavori si apriranno ufficialmente martedì, con il discorso del segretario generale Antonio Guterres, seguito dal presidente del Brasile Jair Bolsonaro.
Grande assente Donald Trump, che non solo snobberà l’appuntamento ma ha addirittura creato un diversivo e lancerà un appello sulla necessità di proteggere le libertà religiose.
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Previsto per martedì pomeriggio l’intervento del premier Conte, che ha un’agenda fitta di appuntamenti, a partire da quello con il segretario generale Guterres.
Mercoledì, invece, sarà il turno dal palco dell’Assemblea del presidente iraniano Hassan Rohani.Fra gli interventi più attesi c’è naturalmente quello della Cina. Mentre Paesi altamente inquinanti come, Giappone, Arabia Saudita, Australia e Corea del Nord hanno già fatto sapere che non presenteranno piani.
Ma come arrivano le grandi nazioni a questo fondamentale summit per il futuro del paese?
Partiamo dall’Italia: al di là delle tante promesse del premier,l’ultima nel suo intervento ad Atreju, la realtà è che è ancora tutto fermo. Ci sarebbe un decreto, che però non è stato ancora presentato perché ancora non ci si è accordati sulle coperture economiche. C’è la giustificazione del cambio di maggioranza e del rimpasto dei ministri, ma la situazione pare di non facile risoluzione, nonostante le pressioni del Ministro dell’Ambiente Costa.
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Degli Stati Uniti abbiamo già detto, Trump diserta il Summit, anzi ne ignora proprio l’esistenza, come ha fatto per altro per l’emergenza climatica in tutto il suo mandato. La situazione degli USA dal punto di vista ambientale è ai minimi storici, con l’amministrazione Trump che sta attivamente disfacendo il 90% delle leggi green emanate negli 8 anni di presidenza Obama.
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La Germania ha approvato venerdì il nuovo pacchetto clima, un investimento da 100 miliardi fino al 2030 che dovrebbe portare la nazione fuori dalla dipendenza dal carbon fossile. In teoria, visto che sono sorte parecchie polemiche sul piano stesso, definito troppo “leggero” più un ripiego che un intervento concreto. Tutto questo sapendo che la Germania non riuscirà a raggiungere la quota prevista di riduzioni di CO2 entro il 2023, che è stata abbassa dal precedente 40% al 32%.
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La Gran Bretagna del pre brexit invece ha dichiarato, dalla voce del Primo Ministro Boris Johnson che creerà un fondo di un miliardo di sterline, destinato alla creazione e al testing di nuove tecnologie per aiutare le nazioni in via di sviluppo a ridurre le emissioni di C02. In più verrà annunciato al summit un fondo di 220 milioni per aiutare le specie in via di estinzione come il rinoceronte nero o la tigre del Sumatra.Dal fronte interno nessuna notizia, a parte l’evento programmato per il 30 novembre dove verranno piantati milioni di alberi in tutta la nazione.
L’ intervento della Cina è quello che si aspetta con più trepidazione, essendo la nazione più inquinata della terra. La Cina dovrà giustificare il continuo aumento di emissioni del paese e come pensa di raggiungere l’accordo di Parigi.La quota energia dei combustibili fossili del paese è infatti ancora ad oltre l’80%, senza considerare che continuano ad aumentare le miniere di carbone.