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Clima, cosa aspettarci dal vertice indetto da Biden nella Giornata della Terra

“Siamo risoluti ad agire. Rispondendo e combattendo i cambiamenti climatici vedo l’occasione di creare milioni di posti di lavoro. E’ il decennio decisivo per evitare le conseguenze peggiori: dobbiamo agire. Questo vertice è il primo passo del cammino che dobbiamo fare insieme”: lo afferma il presidente Usa Joe Biden dalla East Room della Casa Bianca avviando i lavori del vertice dei leader mondiali sul clima.

In occasione del summit indetto a fine gennaio dal presidente Usa, Joe Biden, che si terrà nella Giornata della Terra, 22 e 23 aprile, gli Stati Uniti annunceranno il loro impegno di ridurre le emissioni almeno del 50% rispetto ai livelli del 2005 ed entro il 2030. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi sarà presente al summit. 

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Dopo quattro anni di indifferenza per la questione ambientale sotto l’ex presidente Donald Trump, il summit sul clima indetto da Joe Biden, in occasione della Giornata della Terra, sarà “un’opportunità per gli Stati Uniti di tornare sulla scena per mostrare che stanno prendendo sul serio il cambiamento climatico“, ha affermato David Waskow, direttore dell’International Climate Initiative al World Resources Institute, un gruppo di ricerca e difesa ambientale con sede a Washington.

Saranno 40 i capi di Stato che prenderanno parte al summit virtuale sul clima organizzato dagli Stati Uniti. Lo ha reso noto  la Casa Bianca, annunciando che tra i partecipanti ci saranno il presidente russo Vladimir Putin, il brasiliano Jair Bolsonaro, il cinese Xi Jinping e il presidente del Consiglio Mario Draghi. E’ previsto anche l’intervento di Papa Francesco, del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, di rappresentanti della Nato, della Banca mondiale e delle grandi imprese fra i quali il fondatore della Microsoft Bill Gates. Ad aprire i lavori saranno il presidente statunitense Joe Biden e la sua vice Kamala Harris.

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L’incontro, solo ‘virtuale’ data l’attuale situazione pandemica, già annunciato a fine gennaio, è in programma il 22 e 23 aprile 2021, e segna il ritorno in prima linea degli Stati Uniti nella lotta al riscaldamento globale.

Il vertice dei leader sul clima sottolineerà l’urgenza, e i vantaggi economici, di un’azione più forte per il clima. Sarà una pietra miliare sulla strada per la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) questo novembre a Glasgow. 

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Al momento del vertice, gli Stati Uniti annunceranno un ambizioso obiettivo di emissioni per il 2030 come nuovo contributo determinato a livello nazionale ai sensi dell’accordo di Parigi. Nel suo invito, il presidente ha esortato i leader a utilizzare il vertice come un’opportunità per delineare come anche i loro paesi contribuiranno a una più forte ambizione climatica.

Si chiama American Jobs Plan il piano economico presentato dal presidente Biden per risanare gli Stati Uniti. Un piano ambizioso, da 2mila miliardi di dollari, che si occuperà di modernizzare il paese fornendo nuovi posti di lavoro. Il piano mira a ricostruire 20mila miglia di strade americane e prevede una serie di misure per affrontare la crisi climatica.

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Un capitolo del piano riguarda il clima e la riconversione energetica: 180 miliardi saranno destinati alla ricerca tecnologica. Stanziati anche 174 miliardi per incoraggiare la produzione e l’acquisto di auto elettriche e altri 100 miliardi per modernizzare la rete elettrica, rendendo anche obbligatorio per gli Stati ricorrere a percentuali fisse di energia elettrica prodotta da fonti eoliche e solari (ma per questo ci vorrà una legge apposita del Congresso).

Il 20% della flotta di bus gialli che portano i ragazzi a scuola sarà costituita da veicoli elettrici e il governo federale avrà a disposizione altri 46 miliardi per rendere ecologicamente compatibile i propri mezzi di trasporto. Altri 50 miliardi saranno dedicati “a migliorare la resilienza delle infrastrutture”: in altre parole, si cercherà di mettere in sicurezza quelle comunità, spesso abitate dalle minoranze, che soffrono per le emissioni inquinanti delle industrie, per la cattiva qualità dell’acqua, per incendi e allagamenti.

L’inviato statunitense per il clima John Kerry ha sottolineato un progresso nella negoziazione con la Cina sulle emissioni di carbonio, dicendo che Pechino ha descritto, per la prima volta, il cambiamento climatico come una “crisi”.

“Ovviamente abbiamo differenze con la Cina su alcune questioni e il clima deve essere trattato separatamente“, ha detto Kerry in un’intervista live sul Washington Post. Kerry ha notato che nella sua recente visita a Shanghai per i negoziati sul clima, la Cina aveva firmato una dichiarazione congiunta in cui “la Cina ha usato la parola crisi per la prima volta e ha detto che è urgente“. Biden ha aggiunto che al vertice sul clima di domani, il presidente Xi Jinpingdovrebbe fare alcuni annunci su ciò che la Cina farà per affrontare questa sfida immediata“. Alla domanda se la Cina si sarebbe impegnata a ridurre le emissioni, Kerry ha risposto: “Non lo sappiamo ancora, questo è ovviamente il test“.