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Clima, l’Africa sarà il continente più colpito dai cambiamenti climatici

L’Africa subirà maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici nonostante sia il minor responsabile per l’inquinamento del nostro pianeta.

 

Il continente africano sarà quello che verrà maggiormente colpito dai cambiamenti climatici.

Questi sono i quattro motivi:

  • Primo, la società è fortemente dipendente dal sistema climatico; centinaia di milioni di persone dipendono dalla pioggia per far crescere il loro cibo.
  • Secondo, il clima africano è controllato da un mix di sistemi metereologici di scala regionale e a differenze di altre regioni meno abitate è quello meno studiato e quindi più capace di sorprese.
  • Terzo, il tasso di cambiamento climatico previsto è elevato.
  • Quarto, la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici è bassa; la povertà riduce la capacità di scelta a livello individuale e i governi generalmente falliscono nell’agire contro i cambiamenti climatici.

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Il clima africano è pieno di complessità e meraviglie. Il Sahara è il deserto più grande al mondo con il più profondo intenso livello di calore sulla Terra. A giugno e luglio, le tempeste di sabbia più intense del pianeta hanno riempito l’aria con particelle sottili che interferiscono con clima in un modo che la scienza non è in grado di comprendere. La regione è quasi completamente devota alle misurazioni metereologiche, tuttavia è la chiave per il sistema dei monsoni dell’Africa occidentale, che porta tre mesi di pioggia che interrompono i nove mesi di siccità nel Sahel, l’area sud del deserto.

A partire dagli anni Sessanta, con un picco nel 1984, c’è stata un calo delle piogge del 30% nel Sahel, che ha portato carestie e la morte di centinaia di migliaia di persone e lo spostamento di molti milioni di persone. In nessun’altra regione del mondo si è verificata una siccità cosi lunga e vasta. Le colpe sono da attribuire all’inquinamento dei paesi europei, che ha raffreddato parte degli oceani e di conseguenza alterato il sistema dei monsoni. Un sistema per recuperare le piogge è stato progettato e verrà portato avanti nel XXI° secolo, in particolare nel centro e nell’est del Sahel.

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Nel sud dell’Africa stiamo vedendo un ritardo nell’inizio e piogge estive sempre meno frequenti, e si presume che le condizioni peggioreranno nei prossimi decenni. Le temperature aumenteranno  di cinque o più gradi, in particolare in Namibia, Botswana e Zambia che già sono eccessivamente calde.

Intanto in Kenya e Tanzania, la stagione delle piogge che si verifica tra marzo e maggio è iniziata più tardi e finita prima del previsto, portando ad un complessivo diminuimento delle piogge.

Questo cambiamento è stato chiamato dagli scienziati il Paradosso climatico dell’Africa Orientale perché comprende sia un aumento dell’intensità delle piogge che un aumento dei periodi di siccità. Il centro Africa, una delle tre regioni dove i temporali sono fondamentali per l’ecosistema, vive pericolosamente vicino al livello minimo di piogge necessarie per supportare la seconda foresta pluviale più grande del pianeta. Basterebbe un minimo di pioggia in meno per mettere a rischio la foresta e la sua capacità di trattenere il carbonio. Sappiamo troppo poco di questo sistema climatico, che viene scarsamente monitorato.

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Ci sono più sistemi di monitoraggio di piogge nell’Oxfordshire che nell’intero bacino del Congo. Il sistema meteorologico africano è influenzato dai tre oceani. Ma sul fronte scientifico c’è speranza. Gli scienziati stanno unendo gli sforzi per migliorare la capacità di prevedere il clima della regione.

Le proiezioni dei cambiamenti climatici dipendono dai modelli climatici, che ne esistono a dozzine, e ognuno fornisce un modello diverso per comprendere il mondo reale. Grazie agli sforzi di Future Climate for Africa (FCFA), un programma finanziato dal Regno Unito, l’esperienza e l’intuizione degli scienziati climatici hanno portato ad un importante passo avanti per comprendere il modello climatico dell’Africa. Ogni regione e sub-regione dell’Africa sta cambiando diversamente ma un elemento in comune è uno cambiamento verso piogge più intense. Le piogge arriveranno con raffiche più breve, causando più deflussi e fasi di siccità più lunghe. I nuovi modelli per comprendere questi fenomeni sono stati prodotti grazie a FCFA.

I risultati indicano un’ambiguità nell’aumento sia dell’intensità delle piogge che nell’aumento della siccità, e ci sono ragioni per credere ad entrambi. Centrale per il cambiamento delle piogge è il comportamento dei temporali, che genera il 70% delle piogge in Africa. I modelli climatici standard possono solamente rappresentare indirettamente questi sistemi ma i nuovi modelli sono capaci di rappresentare i sistemi delle tempeste adeguatamente per la prima volta.

 

Questa è una parte dell’approccio che abbiamo adottato per scoprire esattamente come i modelli simulino il cambiamento meteorologico. Da un laboratorio di ricerca in Camerun, Wilfried Pokam e il suo team di ricerca hanno trovato un collegamento tra il sistema climatico dell’Africa del sud e di quello del centro Africa, superando lo schema di pensiero che vedeva i sistemi come separati

. Queste scoperte sono ancora più interessanti se si considera che questi ricercatori sono costretti a scaricare grandi dati sulle loro SIM economiche nei loro cellulari e analizzare i risultati durante la notte, perché il giorno sono impegnati a tenere attivo il primo sistema Lidar dell’Africa centrale. Lidar misura i venti nell’atmosfera, aiutando a completare la vasta carenza di dati sui venti dell’Africa centrale. Sono parte di un gruppo di giovani scienziati che si sta unendo alla corsa per adattarsi ai cambiamenti climatici prima che l’Africa venga sopraffatta.

L’Africa sarà quella che subirà maggiormente i cambiamenti climatici, ma quella meno colpevole.