
L’allarme riguarda anche e soprattutto l’aumento degli indici di radiazioni UV.
Il buco dell’ozono antartico è destinato a chiudersi presto, ma come già accaduto nel 2020, anche quest’anno si è registrato uno dei più ampi e longevi mai registrati. Dall’inizio del monitoraggio nel 1979, infatti, la chiusura giungerà in un tempo superiore del 95% rispetto a quelli del passato. Lo rende noto il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio (Ecmwf) per conto della Commissione Europea con il finanziamento dell’Unione Europea. “Negli ultimi due anni, i buchi dell’ozono sono stati piuttosto ampi ed eccezionalmente duraturi. Si tratta di due episodi eccezionali ma il protocollo di Montreal funziona, senza di esso sarebbero stati ancora più estesi“, ha spiegato Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service Ecmwf.
Ever wondered what the #OzoneHole currently looks like?
📺Watch the evolution of the ozone hole in 2021 up to 12 December as reported by @CopernicusECMWF
More information is available here https://t.co/PMLakFWDCy pic.twitter.com/00prcuUTiQ
— Copernicus EU (@CopernicusEU) December 19, 2021
Peuch lancia però un allarme: “La variabilità inter-annuale, dovuta a condizioni meteorologiche e dinamiche, può avere un impatto significativo sull’ampiezza del buco dell’ozono, sovrapponendosi al recupero a lungo termine. Monitoriamo anche la quantità di radiazioni UV che raggiungono la superficie terrestre e nelle ultime settimane, in alcune zone dell’Antartide situate sotto il buco dell’ozono, abbiamo osservato indici molto alti, superiori a 8“. Il Protocollo di Montreal, citato da Peuch, è stato firmato nel 1978 ed è un fortunato accordo di intervento climatico che vieta sostanze chimiche nocive come i clorofluorocarburi (Cfc) e gli idrofluorocarburi (Hfc), che rimangono per lungo tempo nell’atmosfera e possono raggiungere la stratosfera, impoverendo l’ozono. Gli effetti, però, saranno possibili solo nel lungo termine: ci vorranno ancora 40 anni affinché lo strato di ozono possa ripristinarsi completamente.
Scientists from the #CopernicusAtmosphere Monitoring Service confirm that the 2021 Antarctic #OzoneHole has almost reached its end, following a season with a considerably large and prolonged ozone hole. Read more here ➡ https://t.co/rWCR5kSGOE pic.twitter.com/n94F2oIYIa
— Copernicus ECMWF (@CopernicusECMWF) December 20, 2021
Il Cams, attraverso il monitoraggio continuo e la fornitura dei dati in tempo reale, è un organo essenziale per gli impegni internazionali volti a preservare lo strato di ozono. Le misurazioni satellitari vengono integrate con modelli computerizzati dell’atmosfera. “Forniamo dati affidabili e di libero accesso, basati su varie osservazioni satellitari e modellazione numerica, che consentono di monitorare in modo preciso il sorgere, lo sviluppo e la riduzione dei buchi di ozono su base annuale. I dati raccolti, insieme alle nostre previsioni, consentono di monitorare la stagione dell’ozono e di confrontarne lo sviluppo con quello degli ultimi 40 anni“, ha spiegato ancora Vincent-Henri Peuch.
The deep and long-lived 2021 #OzoneHole is nearing its end. Look back at its evolution with this animation of the vertical distribution of ozone over the South Pole.
Follow the progress ➡ https://t.co/c2tPB8OBuQ pic.twitter.com/9tmjXf0HOC
— Copernicus ECMWF (@CopernicusECMWF) December 15, 2021
L’ozono è essenziale per proteggere dalle radiazioni ultraviolette potenzialmente dannose ed è per questo che da oltre 40 anni sono promosse azioni di tutela a livello internazionale. Il buco dell’ozono si forma tramite un processo chimico molto complesso. Le sostanze contenenti cloro e bromo si accumulano nel vortice polare e rimangono chimicamente inattive nell’oscurità. Le temperature possono poi scendere anche sotto i -78°C ed è possibile la formazione di cristalli di ghiaccio nelle nuvole stratosferiche polari. Quando il sole sorge sopra il polo, l’energia solare rilascia nel vortice atomi di cloro e bromo chimicamente attivi, che poi distruggono rapidamente le molecole di ozono.