Un taglio di pochi secondi che altera il senso intero di una frase: impossibile che si tratti di una svista o di una casualità.
Negazionismo climatico ‘un tanto al chilo’, perfino nel telegiornale più importante della TV di Stato. Chi segue attentamente le vicende del clima, ma anche come l’argomento viene trattato dai principali esponenti politici italiani, non dovrebbe essere sorpreso. E invece, ogni volta viene superata la nostra immaginazione. Specialmente se, nel servizio di apertura del TG1, viene intervistato e al tempo stesso censurato uno dei più importanti esperti italiani, Antonello Pasini, fisico dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IIA-CNR).
Cosa è successo? Parlando dei danni causati dai fenomeni meteo estremi che hanno interessato l’Italia nei giorni scorsi, e anche dei due dispersi a San Felice a Cancello (Caserta), Antonello Pasini aveva spiegato: “La presenza persistente degli anticicloni africani, impronta digitale del cambiamento climatico nel Mediterraneo, ha caricato la nostra atmosfera di una grande quantità di energia“. Peccato che poi, in fase di montaggio, sia stata tagliato l’inciso “impronta digitale del cambiamento climatico nel Mediterraneo“. Le ragioni? Di certo, non esigenze di tempo, dal momento che il taglio ha fatto risparmiare una semplice manciata di secondi. Eppure, è bastato così poco per alterare il senso della frase: nessun accenno al cambiamento climatico, come se la presenza persistente degli anticicloni africani e un Mediterraneo sempre più simile ai mari tropicali fossero delle semplici fatalità, elementi casuali per cui l’uomo non ha nessuna colpa.
Il tutto, in nome di un negazionismo climatico a cui la maggioranza di governo ha sempre strizzato l’occhio (e continua a farlo tuttora). Perché è più facile nascondere la polvere sotto il tappeto, facendo finta che il problema non esista, piuttosto che dover giustificare un’inazione climatica che resta sempre la stessa anche se si susseguono Esecutivi di ogni colore politico. Peccato, però, che il negazionismo e l’inazione producono forse più danni e vittime che gli stessi cambiamenti climatici (di cui il Mediterraneo è un hotspot significativo a livello globale, come confermato da un numero sempre maggiore di fisici dell’atmosfera e climatologi). E noi, questo, non smetteremo mai di ribadirlo.
Affrontare il problema e provare a cercare soluzioni non può essere mai una perdita di tempo, specialmente in un Paese dove i fenomeni meteorologici sempre più intensi vanno a sommarsi a problemi strutturali come il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico (il 94% dei Comuni italiani ha almeno una porzione di territorio a rischio, secondo i dati ISPRA). Siamo di fronte a una minaccia che con il passare dei mesi si fa sempre più incombente, occorre studiare il problema a 360° e affidarsi al supporto della comunità scientifica italiana, che non ha nulla da invidiare rispetto al resto del mondo. Può salvare vite in primis, ma anche evitare di dover pagare un dazio ancora più pesante dal punto di vista economico. Le passerelle sui territori colpiti, le dichiarazioni di vicinanza e le promesse di fondi per i territori possono funzionare nel breve termine. Il tempo, però, così come la natura, prima o poi presentano il conto.