Uno strumento prezioso per capire come intervenire sulle criticità legate al consumo di acqua nel nostro Paese. La discussione nel IV Forum Acqua di Legambiente.
L‘impronta idrica come strumento di adattamento alla crisi climatica è il tema centrale del IV Forum Acqua di Legambiente, in cui vengono affrontate le principali criticità che riguardano l’Italia, le possibili strategie e soprattutto le soluzioni e le priorità.
I dati parlano chiaro: l’Italia è ai primi posti, in Europa, per prelievo di acqua (oltre 33 miliardi di m³ all’anno), consumi pro-capite e soprattutto, dispersione idrica (il 22% dei prelievi totali). Un approccio all’acqua, quello del nostro Paese, non più sostenibile, aggravato dalla crisi climatica e dalla siccità dei mesi scorsi. Ma non mancano alcuni progetti innovativi, pratiche virtuose che sono già realtà in alcuni territori italiani.
“I dati che abbiamo presentato raccontano che c’è molto da fare, e se li colleghiamo all’elevata dispersione, agli alti consumi e alla crisi climatica che avanza, il tempo è ancora più ridotto” – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – “Di politiche da fare ce ne sono molte, ci sono tante buone pratiche in Italia anche se sono ancora troppo localizzate. Chiediamo al Governo di farle diventare vere politiche virtuose nazionali“.
“L’impronta idrica è uno strumento che ci aiuta a capire quanto preleviamo e come usiamo l’acqua, riuscendo anche a capire dove intervenire per ridurre prelievi, consumi e perdite” – il commento di Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – “Tra le parole d’ordine c’è sicuramente il riciclo dell’acqua nei processi produttivi. Cambiando approccio, possiamo intervenire miratamente per cercare di gestire in maniera più sostenibile questa preziosa risorsa“.
“Lo stress idrico e l’emergenza ci sono state in tutta Italia, anche nei mesi invernali. Una questione complessa che richiede soluzioni articolate e innovative. L’impronta idrica è un modo per capire quanti sono i consumi per ogni settore, uso civile compreso” – le priorità illustrate dal presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani – “Servono però interventi infrastrutturali. Penso al completamento della rete dei depuratori, per cui stiamo pagando multe, ma anche alla messa a norma dei depuratori esistenti, alla realizzazione delle fognature e alla diversificazione tra acque piovane e reflue, o al riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura. C’è da affrontare il tema a tutto tondo: servono investimenti importanti, politiche innovative e una nuova gestione delle acque che finora non abbiamo visto. Questa sarebbe una grande opera diffusa sul territorio, è inutile pensare a progetti inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina“.