Clima, allarme ghiacciai tra caldo e polveri sahariane

L’allarme di Enrico Valcanover, membro della Commissione Glaciologica della SAT (Società degli alpinisti tridentini): “Alcuni si stanno ritirando, altri rischiano di spaccarsi in più frammenti”.

La crisi del clima mette sempre più a rischio il futuro dei ghiacciai italiani, in particolare quelli del Trentino. Tra il caldo e l’afflusso di polveri di origine sahariana, procede la fusione dei ghiacci nonostante le abbondanti nevicate degli ultimi mesi che, però, faticano a compensare gli effetti della siccità degli anni scorsi. A lanciare l’allarme è Enrico Valcanover, membro della Commissione Glaciologica della Società degli alpinisti tridentini (SAT), la più antica d’Italia.

Il ghiacciaio più minacciato dai cambiamenti climatici di tutto l’arco alpino è senza dubbio il Careser, anche per via di un’esposizione poco favorevole. Si trova nella Val di Peio ed è monitorato sin dal 1967, anche se i primi rilievi fotografici risalgono addirittura al 1933. Fino al 1959 ha perso in media lo 0,5% della propria superficie all’anno, poi dopo un periodo di relativa stabilità ha iniziato a ritirarsi maggiormente dal 1980 in poi, cedendo il 2% ogni anno. Dal 2012, poi, la superficie del ghiacciaio si è ridotta mediamente dell’8% ogni anno. Una situazione difficilmente reversibile, anche perché la particolare esposizione del Careser, a differenza di altri ghiacciai, lo rende più vulnerabile all’aumento delle temperature e meno protetto dai benefici delle nevicate.

Diverso, invece, il discorso per un altro ghiacciaio, il Mandrone. A LaPresse, Valcanover ha spiegato che, nonostante massime superiori ai 20°C, questo ghiacciaio è protetto da un’abbondante copertura nevosa formatasi negli ultimi mesi, indubbiamente superiore alla media. Eppure, questo ghiacciaio è minacciato dall’afflusso della polvere del Sahara, che accelera la fusione perché modifica l’albedo e ne riduce la capacità di riflettere le radiazioni luminose. Con le alte temperature, la polvere di origine sahariana e l’affioramento di parti rocciose, nel Mandrone si stanno aprendo delle voragini circolari, ma l’acqua di fusione che durante l’estate si infiltra sta formando delle gallerie sempre più vaste, che rischiano di spaccare il ghiacciaio in più parti.