“Basta quote, il click day va cambiato”. A chiederlo sono le associazioni di produttori agricoli, i sindatati, le Ong e le famiglie di anziani assistiti.
Il click day; la giornata dedicata alla presentazione delle domande online per assumere lavoratori extracomunitari è scattata il 12 febbraio (dopo quelle del 5 e del 7 febbraio riservate ai lavoratori non stagionali e del settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria). La misura è prevista nel Decreto flussi e in questa terza fase permette a lavoratori stagionali e del settore turistico di entrare in Italia con un permesso di soggiorno. Nonostante l’ampliamento dei posti disponibili previsto dal governo, e la possibilità di convertire un permesso di soggiorno di una persona già presente in Italia per altro motivo in permesso per lavoro stagionale, le associazioni di categoria chiedono un nuovo sistema di ingresso legale per i lavoratori extra Ue.
Il sistema attuale prevede un numero massimo di ingressi, 165mila nel 2025, e dà precedenza alle domande in ordine di arrivo, per cui crea incertezza riguardo il successo della domanda presentata e anche una quota di posti di lavoro destinati a rimanere vacanti perché la domanda supera puntualmente i posti stabiliti dal governo. Tali limiti costringono le aziende che non ottengono tutta la forza lavoro richiesta a rivolgersi a lavoratori irregolari e che non possono essere messi in regola, spianando la strada ai caporali e allo sfruttamento dei lavoratori rimasti senza tutele. Basti pensare che il click day destinato a colf e badanti ha registrato 45mila richieste a fronte di 9.500 posti disponibili.
Coldiretti calcola in 100mila i posti nei campi che rimarranno vacanti a causa delle regole rigide dell’ingresso dei lavoratori in Italia. Nel nostro Paese 185mila aziende agricole assumono un milione di lavoratori, per 120 milioni di giornate lavorative ogni anno. Questa forza lavoro proviene per un terzo da Paesi extra Ue, soprattutto India e Marocco e Bangladesh. La stagionalità, secondo Coldiretti, è l’elemento che le regole attuali non prendono in considerazione per cui il lavoratore può ottenere il permesso anche mesi dopo la fine della raccolta per la quale era stato richiesto. L’attuale sistema obbliga i datori di lavoro di stabilire a febbraio di chi avrà bisogno nei mesi successivi senza tenere conto del fatto che la natura non segue una tabella precisa, tanto meno con gli effetti di anticipo o slittamento che la crisi climatica ha sempre più spesso sui raccolti. Coldiretti chiede anche di potere regolarizzare i tanti lavoratori stagionali che rimangono nel Paese per potere tornare a lavorare nei campi la stagione successiva.
Con le quote di ingressi “bruciate” nello spazio di pochi minuti, senza peraltro la sicurezza che i lavoratori arrivino e siano effettivamente disponibili quando serve, è giunto il momento di superare una volta per tutte meccanismo #clickday
— Coldiretti (@coldiretti) February 12, 2025
La Cgil chiede da tempo che il sistema del click day sia superato al fine di consentire ai lavoratori di ottenere le tutele legali e abbattere la piaga del caporalato nelle campagne: “Bisogna superare le inefficienze e la casualità che caratterizza la modalità del click day, una lotteria con cui i lavoratori entrano nel nostro Paese, con un meccanismo che copra l’intero anno rispondendo ai reali fabbisogni. Riteniamo – ha affermato Maria Grazia Gabrielli, segretaria Cgil – che ogni intervento di modifica del sistema dei flussi debba essere accompagnato da una procedura di regolarizzazione che sani la situazione delle persone in assenza di un valido titolo di soggiorno. Non si può far finta di non vedere che ci sono persone già presenti nel nostro Paese e che spesso lavorano in condizione irregolare.”
Anche Oxfam Italia sostiene la necessità di superare il sistema. La campagna Ero Straniero ha presentato i numeri del dossier “Lunghe attese e irregolarità: neanche “ritoccato”, il decreto flussi funziona”:”Nel 2024 solo il 7,8% delle quote di ingressi stabilite dal governo si è trasformato in permessi di soggiorno e impieghi stabili e regolari: infatti, sono state 9.331 le domande per l’ingresso di lavoratrici e lavoratori finalizzate presso le prefetture italiane su un totale di 119.890 quote assegnate nel corso dell’anno.” La campagna ribadisce la richiesta al Ministro dell’Interno di “intervenire con urgenza e prevedere il ricorso al permesso di soggiorno per attesa occupazione in tutti quei casi a rischio irregolarità, quando la procedura di assunzione non va a buon fine per motivi che non dipendono da lavoratrici e lavoratori, per consentire loro di trovare un nuovo impiego e vivere e lavorare legalmente nel nostro Paese.”
CLICK DAY – #DECRETOFLUSSI
“Neanche “ritoccato”, il decreto flussi funziona”
La campagna @Ero_Straniero, sostenuta anche da #Oxfam, presenta i dati sui flussi 2023 e 2024: a ogni passaggio della procedura, si perdono posti di lavoro e decine di migliaia di persone entrate in… pic.twitter.com/c6oCc3L1qz
— Oxfam Italia (@OxfamItalia) February 12, 2025
La situazione nel Lazio non è molto diversa da quella del resto del Paese. David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio, chiede di puntare sulla formazione e di “sanare le posizioni irregolari dei “vecchi” stagionali, togliendo spazio al caporalato e rispondendo alle effettive esigenze delle imprese agricole”. Nella Regione sono 45mila gli operai agricoli dipendenti. Di questi 26mila sono lavoratori stranieri. 17mila sono i lavoratori extracomunitari, in gran parte provenienti da India e Bangladesh e impiegati nel settore zootecnico, mentre i lavoratori marocchini almeno 800 persone sono prevalentemente occupati nella raccolta di ortaggi e di fiori recisi 19mila lavoratori sono impiegati nella provincia di Latina, 13mila a Roma e 10mila a Viterbo.
Nei campi del Lazio mancano 9 mila lavoratori: “È necessario superare il click day, uno strumento che presenta anomalie e incertezze tali da non dare risposte alle esigenze del modo agricolo. E’ importante lavorare sulla formazione e sanare le posizioni irregolari degli stagionali, che hanno preso parte alle attività di raccolta, ma che non sono poi rientrati nei propri Paesi per evitare di perdere l’opportunità di essere impiegati ancora”.
“Quello che chiediamo è una gestione diretta e monitorata dei flussi migratori – prosegue Granieri – oggi possibile proprio grazie al lavoro di concertazione fatto nei mesi scorsi con le modifiche al Decreto flussi. Dobbiamo completare il percorso avviato negli ultimi mesi per far incontrare realmente domanda e offerta, abbattendo la burocrazia, togliendo spazio al caporalato e rispondendo alle effettive esigenze delle imprese agricole”.
Proprio per rispondere alla domanda di manodopera qualificata Coldiretti insieme a Filiera Italia, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e E4Impact, ha avviato un progetto per la reperibilità di manodopera qualificata, iniziato in Egitto, Marocco e Costa d’Avorio. “L’obiettivo è formare i lavoratori direttamente nei Paesi d’origine, superando l’idea che l’agricoltura abbia bisogno solo di braccianti, attraverso una formazione specialistica che punti a creare anche, ad esempio, piloti di droni o altre figure professionali capaci di padroneggiare gli strumenti di Agricoltura 4.0.”