Clima. Un nuovo progetto Oceanix supportato dalle Nazioni Unite mira a rendere ecocompatibili le aree urbane del futuro. In un periodo in cui stiamo assistendo allo scioglimento dei ghiacciai e al conseguente innalzamento del livello del mare, le città costiere devono convivere con la costante minaccia di allagamenti. Una nuova startup sta progettando un nuovo concetto di aree urbane dove il mare non diventa un problema, ma la superficie su cui costruire.
“Le città stanno venendo colpite da condizioni climatiche estreme e del tutto nuove, condizioni alle quali non sono costruite per resistere. Pensate ai danni che ha causato l’uragano Sandy a New York,” spiega Marc Collins Chen, CEO della startup Oceanix che si occupa del progetto, “Vogliamo che le prossime città siano a prova di futuro, città a prova di cambiamenti climatici.”
Gli schemi e le foto di quella che la compagnia chiama Oceanix City mostrano un’enclave a quadrifoglio costruita su piattaforme galleggianti di cemento, ognuna grande quasi cinque acri, ormeggiate in acque poco profonde. Le piattaforme sono collegate da passerelle che uniscono e formano le comunità abitative, con tutte le strutture adatte alla vita urbana, però declinate in maniera ecosostenibile. Si tratta di costruzioni fatte di legno preso da foreste sostenibili, greenhouses, fattorie verticali e giardini sottomarini, fonti di energia rinnovabili come l’eolica e la solare, sistemi di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti e strutture di desalinizzazione per ricavare acqua potabile dal mare. Le città possono trasformarsi organicamente e adattarsi col tempo, passando da un borgo per 300 residenti fino a una città per diecimila. Trentasei quartieri galleggianti e dozzine di avamposti industriali formano una comunità che può ingrandirsi e ridursi col tempo, a seconda delle esigenze.
Cambiamento climatico e arte nei capolavori digitali di Alper Dostal
“Pensate a una normale città costiera” -spiega il CEO Collins Chen – “Ci sono case a buon prezzo, magari scuole, ospedali, tutto quello di cui una città ha bisogno, però su strutture galleggianti invece che sulla terraferma”.
Le piattaforme galleggianti sono state progettate dal Centro per l’Ingegneria Oceanica del MI (Massachusetts Institute of Technology), mentre le strutture sopra il livello del mare sono state disegnate dagli architetti del gruppo Bjarke Ingels, con sede a New York e a Copenhagen. Oceanix, che ha sede a Hong Kong, fungerà da collante per unire queste competenze così diverse.
Clima, i 12 progetti del CREA per contrastare gli effetti del cambiamento climatico
Il Progetto Oceanix City ha guadagnato l’appoggio delle Nazioni Unite, il cui Human Settlement Program ha tenuto una tavola rotonda sull’argomento a New York questo mese. Questo concetto innovativo ha guadagnato anche il cauto apprezzamento di Goeffrey Thun, un esperto di città futuristiche e professore di architettura all’Università del Michigan. Ha infatti dichiarato che la città “offre un modello ideale per come dovremmo pensare al metabolismo delle nostre città” – ha però anche aggiunto che mentre Oceanix City sembra “meravigliosa” nelle slide, “sembra però non considerare molte delle dure realtà della complessa vita urbana”.
Clima, le temperature in Canada salgono due volte più velocemente rispetto al resto del mondo
In ogni caso questa non è la prima volta che qualcuno ha pensato a delle città galleggianti. Thun ha detto che questo modello di città è da sempre stato nelle fascinazioni di architetti e designers. Tra i “sognatori” ricordiamo Buckmister Fuller, che nel 1967 propose la costruzione di Triton City, una struttura galleggiante per 5000 persone ancorata poco fuori la baia di Tokyo; e un gruppo di Singapore chiamato Blue Frontier che nel 2017 propose di costruire un villaggio galleggiante per la popolazione di Tahiti colpita dal Terremoto. Il prossimo passo per l’Oceanix sarà di costruire un prototipo delle sue piattaforme galleggianti. “Dovremmo poter costruirne una entro mesi, e non anni, e fra un po’ potremo annunciare il luogo dove il primo prototipo verrà testato”, ha concluso Collins Chen.