La manifestazione, che porta il cinema nelle piazze, è al momento bloccata da un esposto presentato dall’ANICA, l’associazione dei distributori cinematografici, e dall’ANEC, che racchiude i gestori delle sale.
Rischia di saltare, questa volta in modo definitivo, la stagione 2020 del Cinema America. La manifestazione, che porta il cinema nelle piazze romane, è al momento sospesa a causa dell’esposto presentato dall’ANICA e dall’ANEC, associazioni che raccolgono i rappresentati di categoria rispettivamente dei distributori e dei gestori di sale.
“Siamo sotto ricatto“, scrivono i ragazzi del Cinema America su Facebook. “Ci stanno costringendo ad annullare la stagione estiva de Il Cinema in Piazza. Un’iniziativa che era sopravvissuta a Virginia Raggi nel 2018, alle aggressioni fasciste nel 2019 e quest’anno anche alla pandemia. Il motivo? La lobby dei distributori e delle catene di multiplex sta bloccando le concessioni dei film perché da tre anni vuole costringerci a rendere l’evento a pagamento. I protagonisti di questo attacco sono chiari e identificabili: l’ANICA, presieduta dall’ex sindaco di Roma ed ex Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli, e l’ANEC, rispettivamente associazioni di categoria dei distributori e dei gestori di sale.”
“Ci accusano di fare “concorrenza sleale” ma abbiamo sempre esclusivamente proiettato film che hanno concluso il loro periodo di sfruttamento commerciale in sala: davvero volete farci credere che “Una giornata particolare” metta in crisi “Avengers” al botteghino? Sarebbe bellissimo, ma non è così. Il nostro evento è gratuito per chi ne fruisce, ma non per l’industria cinematografica, perché ogni estate paghiamo tra i 55.000 e gli 80.000 euro di compensi ai distributori per le proiezioni. Un esempio: per una proiezione di “Sinfonia d’autunno” di Bergman, film del 1978, abbiamo pagato 1.220 euro.”
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“Di fatto, noi – con i nostri partner e sponsor – offriamo il biglietto a voi, ma quel biglietto viene pagato. Per la nuova edizione, in alcuni casi abbiamo offerto il pagamento anticipato di 1.750 euro a film per 500 spettatori: 3,50 euro a spettatore, che in Italia è la parte di un biglietto intero da 7 euro che spetta al distributore. La risposta? Negativa. Fondamentalmente noi paghiamo questi 3,50 euro per ogni persona che vede il film con i soldi che raccogliamo, rinunciando a ricevere dal pubblico gli altri 3,50 euro che ci spetterebbero in quanto esercenti.”
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“Vogliamo difendere non solo la nostra libertà di continuare a lavorare, ma anche quella di tutte le altre realtà meno conosciute di noi“, concludono i ragazzi. “In tutta Italia cinema, festival e arene indipendenti rischiano di rimanere senza proiezioni gratuite all’aperto perché si rifiutano di cedere a questo ricatto, in un momento in cui ovunque c’è bisogno di servizi gratuiti per la cittadinanza. È a rischio la sopravvivenza delle proiezioni gratuite nei parchi, nelle spiagge e nelle piazze d’Italia.”