Cina. “La pratica ha dimostrato che la direzione e il percorso attuali del controllo dell’inquinamento sono corretti e dovrebbero essere rispettati e migliorati nel lungo periodo”.
Con queste parole, durante la conferenza di lavoro annuale, il Ministro dell’Ecologia e dell’Ambiente cinese, Li Ganjie, ha ribadito l’ambizione della Cina a combattere l’inquinamento ambientale nel 2020, dopo i risultati positivi conseguiti sul tale fronte nel corso dell’ultimo anno.
“Dovrebbe essere evitato – ha aggiunto il ministro – qualsiasi approccio unico nella governance ambientale, mentre dovrebbero essere promossi metodi accurati e scientifici per il controllo dell’inquinamento”.
Secondo quanto dichiarato in conferenza stampa, l’anno 2020 sarà la scadenza per raggiungere gli obiettivi fissati da un piano d’azione triennale emesso dal Consiglio di Stato nel 2018 per combattere l’inquinamento.
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Come stabilito dal piano, le emissioni totali di anidride solforosa e ossido di azoto saranno ridotte di oltre il 15 per cento entro il 2020 rispetto al 2015.
La densità di particolato pm 2.5 nelle città cinesi a livello di prefettura che non soddisfano gli standard calerà di oltre il 18 per cento rispetto al 2015.
Nelle città a livello di prefettura, il rapporto tra giorni con una buona qualità dell’aria raggiungere l’80 per cento e il rapporto tra i giorni con grave inquinamento calerà di oltre il 25 per cento nel 2020 rispetto al 2015.
In arrivo anche, per quel che riguarda il controllo dell’inquinamento idrico, un’indagine del ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente sugli sbocchi delle acque reflue che entrano nel Fiume Giallo.
Allo stesso tempo – ha spiegato Li Ganjie – gli sbocchi delle acque reflue lungo il Fiume Azzurro (Yangtze) e vicino al mare di Bohai saranno più rintracciabili.
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Entro l’anno, la Cina, non solo dovrebbe raggiungere entro l’anno zero importazioni di rifiuti solidi, ma rafforzerà il controllo e la bonifica dell’inquinamento del suolo nei terreni da costruzione e organizzerà indagini speciali e bonifiche di rifiuti pericolosi.
“Nel 2019, la Cina ha compiuto progressi significativi nella lotta contro l’inquinamento – ha sottolineato Li – le emissioni dei principali inquinanti hanno continuato a diminuire l’anno scorso e la densità del particolato pm 2.5 nelle città che non hanno ancora visto la qualità dell’aria conforme allo standard ha continuato a diminuire”.
Secondo le stime del ministero inoltre, la maggior parte delle città cinesi ha segnalato un miglioramento della qualità dell’aria.
La densità di pm 2.5 in 337 città a livello di prefettura si è ridotta del 2,9 per cento anno su anno a 34 microgrammi per metro cubo nei primi undici mesi dell’anno scorso.
Anche il controllo dell’inquinamento idrico è stato anche un punto culminante del lavoro dell’anno scorso.
Nel 2019 – ha spiegato il Ministro – sono state corrette 3.626 violazioni in 899 aree a livello di contea che ospitano fonti di acqua potabile.
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Il ministero è riuscito a ripulire 2.513 bacini e corsi d’acqua nelle città a livello di prefettura.
Allo stesso tempo, anche gli sforzi per combattere l’inquinamento del suolo hanno compiuto notevoli progressi.
Nel 2019, la Cina ha completato un sondaggio dettagliato sull’inquinamento del suolo dei terreni agricoli.
“Vietando l’ingresso di rifiuti stranieri nel paese – ha sottolineato il Ministro – l’importazione effettiva di rifiuti solidi in tutto il paese e’ diminuita del 40,4 per cento nel 2019 rispetto all’anno precedente”.
Nel 2020 infine, la Cina lancerà ufficialmente il suo fondo nazionale di sviluppo verde, tra gli sforzi per migliorare il sistema di politica economica per la protezione ecologica e ambientale.
“Le politiche economiche ambientali possono stimolare il potere endogeno delle imprese per il controllo dell’inquinamento e sono un modo efficace per risolvere i problemi ambientali” – ha dichiarato Xu Bijiu, funzionario del ministero.