A mostrare l’inferno vissuto da cani procioni, visoni e volpi negli allevamenti di Hebei e Liaoning, in Cina, è l’ultima inchiesta di Humane Society International (HSI).
Cani procioni imprigionati in gabbie anguste, visoni spaventati e volpi scuoiate senza pietà. Queste alcune delle immagini dell’ultima inchiesta di Humane Society International (HSI) in cinque allevamenti di animali da pelliccia a Hebei e Liaoning, in Cina, a dicembre 2023. Un vero e proprio orrore che – nonostante le battaglie degli ambientalisti – sembra non avere fine. Eppure, secondo le statistiche ufficiali dell’Associazione Cinese dell’Industria della Pelliccia e della Pelle, tra il 2014 e il 2023, nel Paese del Dragone, la produzione di indumenti ricavati da cani procioni, visoni e volpi è calata del 90%. A confermare il dato, tra gli altri, la chiusura di strutture intensive da sempre attive nel territorio.
Negli allevamenti di animali da pelliccia, però, la mancanza di norme igienico-sanitarie continua ad alimentare l’allarme zoonosi. Già, perché i cuccioli imprigionati – oltre a essere imbottiti di antibiotici – vivono accanto a galline, polli e pulcini. Altri mammiferi destinati al consumo umano, invece, arrivano nelle macellerie improvvisate lungo le strade. “La fine di un’industria crudele, dannosa per l’ambiente e pericolosa per la salute non avverrà mai abbastanza presto“, commenta Peter Li, esperto di politica cinese di Humane Society International (HSI).