L’esperto accompagnatore di media montagna spiega: “Non è accettabile in una Regione che, in Italia e all’estero, è nota per il grande rispetto e la tutela verso la fauna selvatica”.
Sta facendo molto discutere la delibera della Regione Abruzzo che prevede l’abbattimento selettivo di quasi 500 cervi, con tanto di tariffario in base all’età e al sesso degli animali e alla provenienza dei cacciatori. Per Pietro Santucci, accompagnatore di media montagna di Civitella Alfedena e grande esperto di fauna selvatica, si tratta di un provvedimento sbagliato.
“Di questa selezione si parlava ormai da anni, ma mai avrei immaginato si potesse arrivare a tanto. Personalmente non mi piacciono le modalità di questo prelievo. Non è neanche selezione, perché altrimenti si dovrebbero selezionare animali deboli, malati, anziani, e non in questi numeri” – ha spiegato Pietro Santucci – “Il problema è che se vai a dare un premio per l’uccisione di un animale, lo stai trasformando in uno sport e personalmente lo ritengo inaccettabile. È vero che abbiamo un leggero sovrannumero di cervi in Abruzzo, ma credo che quasi 500 cervi in un anno da abbattere siano veramente troppi“.
“Ciò che è inqualificabile di questo provvedimento è che bisogna pagare per uccidere un cucciolo, una femmina, un maschio, si paga fino a 600 euro se il cacciatore arriva da fuori. Inoltre, quei soldi non andranno ai cittadini ma nelle tasche degli stessi Ambiti Territoriali di Caccia che organizzano i prelievi” – ha aggiunto la guida ambientale e accompagnatore di media montagna – “L’Abruzzo pagherà un danno di immagine carissimo, è una Regione nota in Italia e all’estero per la cura e la tutela della fauna selvatica. Non ci fa onore e ci creerà anche problemi a livello turistico, cambierà un po’ l’immagine dell’Abruzzo che con tanta fatica e in tanto tempo eravamo riusciti a creare“.
“Si dice che la presenza dei cervi spinga gli orsi a uscire dal loro areale? Dalla mia esperienza, andando in montagna tutti i giorni, in questo periodo l’orso va a mangiare il frutto del ramno alpino. Nelle osservazioni che facciamo nei dintorni, notiamo che più aumenta il numero dei cervi nella zona dei ramneti, più diminuiscono gli avvistamenti degli orsi” – ha spiegato poi Pietro Santucci – “Il cervo è un competitore alimentare dell’orso, ma chi subisce più danni per la presenza anche dei cervi sono sicuramente gli agricoltori. Forse la Regione Abruzzo avrebbe dovuto pensare di più a incentivare i presidi per la salvaguardia dei campi dall’arrivo di cervi e cinghiali, questo avrebbe aiutato sicuramente gli agricoltori che sono la vera parte lesa della presenza degli ungulati in generale“.