Home Attualità Cambiamenti climatici in corso ma la Russia scommette sul fossile

Cambiamenti climatici in corso ma la Russia scommette sul fossile

Cambiamenti climatici. Mentre la maggior parte del mondo guarda allo scioglimento dei ghiacci artici con preoccupazione crescente per colpa in buona parte dei carburanti fossili, la Russia e i suoi partner in Francia e in Cina la vedono come un’occasione per fare soldi. Ecco la nuova gigantesca centrale a gas Yamal LNG sulla costa Artica.

Mentre i cambiamenti climatici stanno rapidamente sciogliendo l’Artico, la Russia di Putin punta forte sul futuro del carburante fossile. La Centrale a Gas Yamal LNG, completata il dicembre scorso, può liquefare 16,5 milioni di tonnellate l’anno di gas naturale, pompato da un’area vicina sulla penisola di Yamal. Una flotta di navi spaccaghiaccio, ancora in costruzione, trasporterà il gas naturale liquefatto (LNG) attraverso la costa Artica Russa verso i mercati europei e asiatici.

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Mentre la maggior parte del mondo guarda allo scioglimento dei ghiacci artici con preoccupazione crescente per colpa in buona parte dei carburanti fossili, la Russia e i suoi partner in Francia e in Cina la vedono come un’occasione per fare soldi. Miliardi, per di più, fatti vendendo i carburanti fossili artici al resto del mondo.

Alla fine dell’anno scorso, il gigante dell’energia Russo, Novatek, ha terminato di costruire lo stabilimento industriale più a nord del mondo: Yamal LNG, una centrale a gas liquefatto costruita 71,2 gradi a nord di Sabetta, sulle rive del fiume Ob. Questo stabilimento e il suo nuovo porto sono attaccati alla costa est della Penisola di Yamal, ricchissima di gas, nel mezzo del mare di Kara.

La centrale è stata costruita con un anno di anticipo, in parte anche perché il governo russo ha aiutato a costruire il gigantesco porto per i tankers che trasporteranno il gas, l’aeroporto e una centrale elettrica, senza contare l’uso della flotta di spezzaghiaccio a motore nucleare per tenere il canale pulito per le navi in arrivo con il materiale di costruzione.

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E questo è solo l’inizio. Sono in arrivo due nuovi impianti e addirittura una rete ferroviaria attorno agli estuari del fiume Ob. I russi prospettano di produrre attraverso queste centrali un totale di 60 milioni di tonnellate di LNG all’anno entro il 2030.

Sabetta, una cittadina di pochi abitanti solo 5 anni fa, adesso è un punto di accesso importantissimo per l’exploit del nord progettato dal presidente russo Vladimir Putin, un “porto universale per ogni tipo di bene”. La prospettiva di gas relativamente economico da trasferire verso l’Asia e l’Europa ha attratto un certo numero di investitori ansiosi di mettere piede nel ricco artico, che si stima contenga un quinto del rimanente petrolio e gas sulla terra,principalmente Francesi ma soprattutto cinesi.

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L’impianto sta iniziando a operare a piena potenza. Solo l’anno scorso ha trasportato 7,5 milioni di tonnellate di LNG verso tutti i continenti, situazione che ha aumentato esponenzialmente il traffico nella Rotta Nord Russa – che va dal Mare di Kara fino allo stretto di Bering per una lunghezza di 2800 miglia – arrivando a un decimo della quantità di traffico che passa per il canale di Suez,una quantità enorme per una rotta artica.

Al di là dei problemi logistici di un canale che può restare aperto solo pochi mesi l’anno,è in ambito ambientale che nascono le maggiori preoccupazioni: paradossalmente (o magari è solo questione di karma) è proprio l’aumento dello scioglimento dei ghiacciai, che l’impianto stesso ha contribuito ad aumentare, a creare i maggiori problemi alla struttura.

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Citando Natasha Udensiva (esperta di trasporto marittimo e relatrice alla Columbia Unversity): “Non sono sicura di quanto a lungo possa resistere questo progetto al cambiamento climatico. Hanno costruito la centrale su dei piloni per via del Permafrost e adesso ogni cosa nell’Artico si sta sciogliendo, soprattutto nei giacimenti di gas. Ci sono un’infinità di buchi che si stanno aprendo nel Permafrost,e tanti che non si sa quando e dove si apriranno”. Rimarremo a vedere se la scommessa di Putin avrà successo o no. Ciò che resta però è che l’Artico sta continuando a sciogliersi al doppio della velocità del resto del mondo.