Dall’accoglienza dei migranti alle ristrutturazioni edilizie, passando per l’adeguamento sismico e le opere di prevenzione davanti ad altri disastri naturali: ogni occasione era perfetta per affidare i lavori (finanziati coi fondi europei) ad imprese ‘amiche’ e per riciclare denaro illecito lungo l’asse che dal Frusinate portava alla provincia di Napoli.
Terremoto politico a Ceccano (Frosinone), dove il sindaco Roberto Caligiore (Fdi), 55 anni, è stato arrestato e si trova ai domiciliari per un sistema di tangenti e appalti pilotati legati ai fondi del Pnrr. Insieme al primo cittadino (elicotterista dei carabinieri pluridecorato e impegnato anche nel sociale con la Croce Rossa) sono state arrestate altre nove persone tra imprenditori, commercialisti, avvocati e funzionari comunali. L’accusa è di associazione per delinquiere finalizzata alla corruzione, in un sistema che prevedeva tangenti e fatture con le somme illecite che venivano occultate e, tramite fatture fittizie, riciclate lungo un asse che dal Frusinate portava alla provincia di Napoli.
Le intercettazioni
Oltre agli arresti, è scattata una serie di sequestri per oltre 500.000 euro totali. Tra gli arrestati c’è anche l’amante del sindaco, la 40enne Elena Papetti, architetta che avrebbe ottenuto una serie di promozioni-lampo all’interno dell’organigramma comunale. “Sei sicuro che non mi verranno a perquisire a casa?“, chiedeva la donna dopo che un commercialista napoletano, coinvolto nell’inchiesta, nell’estate 2023 era stato sottoposto ad una perquisizione. Il sindaco rispondeva così: “Vabbè, se vengono da me è peggio. Ora sono nascosti a ma a c***o di cane, l’importante è un posto sicuro, perché se qualcuno entra dentro casa può smucinà… poi non ti voglio mettere ansia”. A quel punto, l’architetta rifletteva sul ‘posto sicuro’: “Faccio una scatolina chiusa a chiave, mia madre non la tocca. Posso metterli in camera, c’è l’armadio a muro in alto, oppure dentro una borsa, sotto una mattonella… io sono proprio complice tua al 100%“.
In casa del sindaco di Ceccano sono stati trovati 18mila euro in contanti e, secondo le indagini della squadra mobile di Frosinone e del Servizio centrale operativo di Roma, le promozioni di Elena Papetti, tramite concorsi e graduatorie ad hoc, sarebbero state decisiva per mettere in piedi un sistema che in tutto vede una trentina di indagati tra imprenditori, funzionari comunali e prestanome. Gli appalti pubblici, finanziati con cinque milioni di euro del Pnrr, venivano concessi illecitamente e consentivano fatturazioni e bonifici verso aziende fittizie, fino alla monetizzazione finale.
I lavori finiti sotto inchiesta
A indagare sul caso, vista anche la natura dei fondi, è la Procura di Frosinone coordinata dalla Procura Europea (EPPO). I lavori finiti nel mirino degli inquirenti erano stati affidati con procedura negoziata senza pubblicazione di bandi di gara e riguardavano gli appalti per i servizi di accoglienza integrata per richiedenti asilo e rifugiati (1,5 milioni di euro per il biennio 2021-2023), la riqualificazione del centro storico di Ceccano (oltre 666mila euro), la messa in sicurezza e antisismica della scuola elementare di Borgo Berardi (440mila euro), il restauro del Castello dei Conti (quasi 1,4 milioni).
Alcuni degli indagati nell’inchiesta erano già finiti nel mirino delle Procure per una serie di ipotesi di reato che vanno dallo smaltimento illecito di rifiuti alla corruzione. Accuse riferite a fatti avvenuti in diverse zone d’Italia, dalla Campania al Friuli-Venezia Giulia. Un uomo-chiave, in tal senso, secondo gli inquirenti sarebbe Antonio Annunziata, 42enne Il sistema poggiava proprio grazie ad un forte legame tra imprenditori, professionisti e funzionari comunali.
“Che c***o ce frega del dissesto idrogeologico?”
Il sistema messo in piedi a Ceccano aveva anche consentito di distrarre i fondi per opere che sarebbero non solo giuste e sacrosante, ma probabilmente necessarie. A meno che non si voglia continuare a lamentare danni o, ancora peggio, piangere vittime a ogni alluvione. Lo dimostra chiaramente una conversazione, intercettata nelle indagini, tra due tecnici coinvolti: “È in questa fase che puoi ancora incidere. Ti fai gli spazi tuoi, evviva la musica, che c***o ce frega a noi del dissesto idrogeologico, che andiamo a fa’ 30-40-50mila euro in meno di lavori…“.
La “combriccola di professionisti”
Elena Papetti è un personaggio-chiave in quest’inchiesta, ma non è la sola. Lei stessa parlava, in alcune intercettazioni, di una “combriccola di professionisti“. Imprenditori, avvocati, commercialisti e funzionari comunali. Alcuni dei quali, arrivati in posizioni apicali pur senza esserlo ufficialmente né avendo le competenze e le qualifiche necessarie. Come Stefano Anniballi, titolare di un negozio di abbigliamento e personaggio decisivo nella gestione di appalti, nomine e concessioni. Il figlio Pierfrancesco, secondo gli inquirenti, sarebbe stato colui che faceva viaggiare materialmente i soldi dalla Campania a Ceccano e a cui il commercialista Gennaro Tramontano avrebbe chiesto: “Se io volessi mandare 7-8mila euro per me, quanto c***o mi chiede per portarli?“. “E che c***o ne so, lo sa papà… meno dell’8-9% sicuro non lo fa“, rispondeva Anniballi jr. Il sistema non si era fermato neanche in due momenti molto particolari: la già citata perquisizione a carico di uno dei commercialisti campani e il ritrovamento, da parte del sindaco Caligiore, di una microspia nella sua auto (episodio denunciato regolarmente in Procura dal primo cittadino di Ceccano).