geotermia castelli romani progetto

Geotermia ai Castelli Romani, il progetto è già un caso

Tabella dei Contenuti

In un’area caratterizzata da diverse emergenze ambientali, sta per partire un progetto che prevede, in futuro, perforazioni anche al di sotto del lago Albano. L’esclusione della procedura VIA, da parte della Regione, alimenta i timori dei cittadini. Ma come stanno realmente le cose?

Per adesso si tratta solo di un progetto. Eppure, ci sono tutti gli elementi per far preoccupare la popolazione, in un’area che sta già soffrendo per diverse questione ambientali. Passate, presenti e future. Intorno al lago Albano, nel territorio di ben nove Comuni dei Castelli Romani, è più di un’ipotesi la creazione di pozzi profondi tra i due e i tre chilometri per sfruttare l’energia derivante dalla geotermia e costruire una centrale in quel bacino vulcanico. Un tema controverso, ma anche perché poco conosciuto: qui potete leggere una guida semplice ma esauriente per capirne di più, dalla teoria alle applicazioni pratiche.

Il progetto geotermico

La società Tombelle Srl ha presentato un progetto geotermico che prevede la perforazione in ben nove Comuni dei Castelli Romani (Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Ciampino, Frascati, Grottaferrata, Marino, Nemi e Rocca di Papa), ma anche in alcune aree attigue, anche se all’interno del territorio comunale di Roma.

Emergenza ambientale ai Castelli Romani

Va ricordato che in questa zona ci sono già diversi problemi di natura ambientale. La sovrappopolazione e la cementificazione, ad esempio, hanno provocato una richiesta di risorse, a cominciare da quella idrica, mai vista prima. La conseguenza è che, mentre il Parco dei Castelli Romani sta subendo un lento ma progressivo deterioramento dal punto di vista ambientale, i due laghi (Albano e Nemi) sono sempre più in sofferenza. Il livello dell’acqua si sta riducendo sempre di più, con conseguenze drammatiche non solo per la biodiversità, ma anche per la balneabilità.

Il caso della VIA esclusa dalla Regione

Tutto questo, senza considerare che questo territorio è interessato dal progetto del futuro termovalorizzatore di Roma, il cui impatto sull’ambiente e sulla salute è incerto ma non può essere trascurato. Le preoccupazioni dei residenti, così come quelle delle associazioni e dei comitati, appaiono più che legittime, anche per quanto riguarda questo progetto geotermico. Specialmente considerando che la Regione Lazio, alla fine dello scorso anno, ha escluso per questo progetto la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, ritenendo che le perforazioni e i pozzi non costituiscano un rischio per l’ambiente nelle zone del Lago Albano e nei suoi dintorni.

Le preoccupazioni dei residenti

Un’ulteriore preoccupazione per i residenti e per le associazioni della zona è cosa potrebbero causare le perforazioni in un territorio estremamente fragile e ‘stressato’ dal punto di vista geologico, ambientale e vulcanologico. Non va dimenticato infatti che l’area dei Colli Albani è caratterizzata da un vulcanismo quiescente, e che proprio per questo motivo la sismicità della zona non è affatto trascurabile. Non solo: i pozzi che consentiranno di sfruttare l’energia geotermica hanno comunque bisogno di grandi quantità d’acqua, che proprio nell’area dei Castelli Romani è una risorsa sempre più ridotta. E ancora: senza la procedura della VIA, diventa difficile considerare sostenibile ogni operazione prevista dal progetto geotermico. I tecnici della Regione Lazio rassicurano sul fatto che non ce ne sia bisogno, ma non basta di certo a convincere i cittadini più preoccupati e scettici.

I tempi ristretti e gli altri timori

Secondo il progetto, Tombelle Srl avvierà le attività di perforazione entro cinque anni di tempo. Un altro timore dei cittadini è che quel lasso di tempo, forse troppo ristretto, possa provocare un’accelerazione dei lavori senza adeguati e dovuti accorgimenti e controlli. La decisione della Regione Lazio non convince neanche i Comuni interessati, compresi quelli guidati da amministrazioni di centro-destra. I sindaci e i cittadini infatti chiedono l’avvio di un dibattito pubblico che li coinvolga pienamente. Anche per evitare, ed è questo forse il timore più grande, che un’area naturalistica di indiscutibile valore finisca per diventare, tra emergenze ambientali e grandi opere, una sorta di ‘zona di sacrificio’.

Le prospezioni 

C’è poi un altro aspetto, rivelato dal portale di informazione locale Il Caffè. Le perforazioni serviranno a capire se davvero, come si ipotizza, al di sotto dei Castelli Romani possano esserci le risorse naturali che consentirebbero di ottenere energia geotermica a medio-alta entalpia. A priori, infatti, non è possibile conoscere le caratteristiche chimico-fisiche delle risorse geotermiche, ed è anche per questo che le perforazioni dovranno essere anticipate dalle cosiddette prospezioni geofisiche. Si possono solo fare delle deduzioni in base alle conoscenze scientifiche, ma non vi sono certezze. Solo le prospezioni consentono di capire, in modo più preciso, le potenzialità dietro ogni progetto geotermico.

Le prossime fasi 

Il progetto complessivo, quindi, non potrà che passare attraverso varie fasi successive. Ecco, in sintesi, di quali si tratta:
– acquisizione del permesso di ricerca Lago Albano per avviare le prime attività di prospezioni geofisiche superficiali
– inizio della procedura di autorizzazione per pozzi esplorativi
– acquisizione della concessione di coltivazione per la produzione di energia elettrica con impianti a ciclo binario di potenza adeguata alla risorsa reperita (sistemi innovativi non tradizionali senza emissioni in atmosfera).

Geotermia ed entalpia

A parziale rassicurazione, di fronte ai timori della popolazione, è intervenuto l’Ordine dei Geologi del Lazio, la cui presidente, Simonetta Ceraudo, ha voluto in primis chiarire il concetto, non troppo conosciuto dal grande pubblico ma fondamentale, dell’entalpia.
La geotermia nella nostra Regione è una risorsa strategica che può essere valorizzata sia per la produzione di energia elettrica, sia per le applicazioni dirette nel riscaldamento e raffrescamento. Comprendere la distinzione tra geotermia a bassa, media e alta entalpia è fondamentale per capire le diverse modalità di utilizzo” – ha spiegato la presidente dell’Ordine regionale dei geologi – “L’alta entalpia, con temperature superiori ai 150°C, è tipica di aree con anomalie geotermiche, come quelle vulcaniche, e consente la produzione di energia elettrica attraverso impianti di grandi dimensioni, come ad esempio la centrale di Larderello in Toscana. La media entalpia (tra 90°C e 150°C) è impiegata sia per la generazione elettrica con sistemi binari, sia per il teleriscaldamento e altre applicazioni industriali. La geotermia a bassa entalpia, invece, sfrutta il calore costante del sottosuolo, disponibile già nei primi metri di profondità, per la climatizzazione di edifici e la produzione di acqua calda sanitaria. Questo sistema, che non dipende dalla presenza di anomalie geologiche, può essere adottato sia da aziende che da privati, eliminando la necessità di combustibili fossili e riducendo le emissioni in atmosfera“.

Il punto sulla sicurezza

La dottoressa Ceraudo arriva poi ad affrontare direttamente i timori della popolazione. “Le attività geotermiche devono essere studiate, calibrate e monitorate nel tempo con rigore scientifico. La ricerca dimostra che la coltivazione geotermica, se condotta secondo protocolli tecnici avanzati, non è un fattore di rischio per l’attività sismica naturale, nemmeno in aree di vulcanismo quiescente come i Colli Albani” – spiega la presidente dell’Ordine dei geologi del Lazio – “Il monitoraggio costante delle pressioni nei serbatoi geotermici e una gestione attenta delle reiniezioni garantiscono la sicurezza e la stabilità del sottosuolo“.

Il punto sulla sostenibilità 

C’è poi una domanda che in molti, tra i meno esperti, si pongono: possiamo davvero considerare la geotermia una fonte di energia rinnovabile? E qual è il suo impatto ambientale, in termini di emissioni?
Gli impianti geotermici moderni adottano tecnologie di abbattimento e reiniezione che minimizzano la dispersione in atmosfera di gas come CO2, H2S e radon, rendendo il processo estremamente controllato e sicuro. Ci sono esperienza consolidate di emissioni gestibili, che non sono un pericolo per l’ambiente o la salute” – il punto della dottoressa Simonetta Ceraudo – “L’interazione con le falde acquifere, in particolare con il Lago Albano, dipende esclusivamente dal tipo di impianto. Con un’accurata analisi idrogeologica e un sistema di monitoraggio costante, l’equilibrio del sottosuolo viene preservato“.

Le opportunità 

Per la dottoressa Ceraudo, occorre “superare diffidenze ingiustificate e aprirsi a tecnologie poco diffuse e poco conosciute, come la geotermia, che offrono opportunità concrete per la transizione energetica“.
La geotermia non è solo una possibilità, ma una risorsa da incentivare e promuovere. È essenziale, per favorirne una diffusione consapevole, creare momenti di confronto e dibattito per spiegare ai non addetti ai lavori le potenzialità di questa energia sostenibile” – spiega la presidente dell’Ordine dei geologi del Lazio – “L’esperienza dimostra che con una gestione attenta e un monitoraggio continuo, i benefici della geotermia possono essere sfruttati in modo efficace e sicuro, contribuendo alla riduzione delle emissioni e all’indipendenza energetica del Paese“.

Pubblicità
Articoli Correlati