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Nuove frane ai Castelli Romani, ma la crisi climatica non c’entra

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Tra le cause concomitanti di quanto accaduto la scorsa settimana a ridosso del lago di Nemi, anche le piogge intense. Ma non è stato quello il fattore principale che ha causato l’ennesima, allarmante frana. 

Il territorio dei Castelli Romani sempre più fragile dal punto di vista idrogeologico. Una fragilità che viene messa a nudo sempre più spesso, come dimostrano le continue frane a ridosso dei due laghi principali, il Lago Albano e quello di Nemi. Finora, si è trattato di episodi di moderata entità, senza gravi conseguenze per l’incolumità delle persone, ma quanto accade ormai con una certa frequenza deve essere un campanello d’allarme. Anche perché la causa principale non è, come si potrebbe immaginare, la crisi climatica.

L’ultimo episodio risale alla scorsa settimana, nell’area del cratere del Lago di Nemi: a darne notizia, tra gli altri, anche Oggi Lazio. A lanciare l’allarme sono gli attivisti del Coordinamento Ambientalista dei Castelli Romani, che monitorano costantemente e si battono per l’equilibrio ecologico e contro il dissesto idrogeologico. Un fenomeno che ormai, purtroppo, caratterizza tutto il territorio. E se è vero che la frana a ridosso del Lago di Nemi è avvenuta dopo diverse ore di piogge particolarmente intense su tutta la zona, le cause principali di quanto avvenuto vanno ricercate altrove. E cioè, in primis, nel consumo di suolo, vera e propria emergenza ambientale in gran parte d’Italia. E i Castelli Romani, in tal senso, non fanno assolutamente eccezione.

Il consumo di suolo, nell’area dei Castelli Romani, è particolarmente evidente anche per quanto riguarda i dati della cementificazione e della costruzione di nuove infrastrutture nei vari Comuni. Le frane sono solo un sintomo di una gestione insostenibile di tutte le risorse naturali che minaccia non solo l’incolumità dei residenti, ma anche un equilibrio idrogeologico sempre più fragile in un’area di enorme pregio dal punto di vista ambientale, paesaggistico e storico. A concorrere alla recente frana nei pressi del Lago di Nemi, tuttavia, c’è stato un altro, deprecabile caso: la presenza di una discarica abusiva, con materiali vari compresi rifiuti speciali e pericolosi, che erano stati accumulati sotto una parete rocciosa. Le piogge della scorsa settimana hanno appesantito i detriti e la pressione sul terreno, facendo così scivolare lungo la collina rocce e terra.

Il fenomeno innescato, proprio a causa della presenza di materiali di scarto, evidenzia come un consumo incontrollato del suolo e il mancato rispetto delle normative possano innescare eventi catastrofici. L’ennesimo episodio franoso rappresenta un monito sulla necessità di adottare pratiche di gestione del territorio più responsabili e sostenibili” – spiegano dal Coordinamento Ambientalista dei Castelli Romani – “È fondamentale intervenire con misure di prevenzione e controllo per evitare che simili dissesti si ripetano in futuro, proteggendo così il patrimonio naturale e storico della nostra regione. Il Coordinamento, nel Piano per la conservazione dei laghi dei Castelli Romani, ha proposto progetti seri di rigenerazione degli habitat naturali, di opere di ingegneria naturalistica che usano solo legname e alberi autoctoni per proteggere le aree a rischio idrogeologico e di riequilibrio delle aree di deflusso delle acque piovane“.

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