foie gras

Carne coltivata, prima richiesta francese per autorizzare il foie gras cellulare nell’Ue

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Era solo questione di tempo prima che un’azienda europea presentasse la richiesta per l’autorizzazione a produrre e commercializzare carne coltivata nell’Unione europea.

A farlo è stata la start up francese Gourmey che vorrebbe realizzare un foie gras derivante da agricoltura cellulare.

Proprio il foie gras (letteralmente fegato grasso) piatto della tradizione francese, è da anni al centro di dibattiti per via dell’alimentazione forzata (gavage) a cui sono sottoposte le anatre e le oche per poterne far ingrassare in breve tempo il fegato. Da anni gli animalisti chiedono che l’alimento sia messo al bando per crudeltà.

Facile immaginare il successo sul mercato francese e su quello mondiale di un prodotto della tradizione francese, con tutte le caratteristiche organolettiche dell’originale ma per la prima volta “cruelty free” ovvero realizzato senza che alcun animale abbia sofferto.

Sebbene in Italia il governo Meloni abbia approvato una legge che vieta la coltivazione e la commercializzazione della carne coltivata, tale norma sarebbe automaticamente scavalcata da un eventuale ok dell’Ue poiché il tema è di competenza europea. Inoltre la norma italiana è stata già giudicata inapplicabile poiché presentata senza rispettare la procedura TRIX imposta dall’Unione.Il testo è stato approvato dal nostro Paese prima del temine entro cui l’Europa avrebbe dovuto valutarlo, il 4 marzo 2024, rendendo la norma “disapplicabile” La norma italiana appare violare il principio di equa concorrenza all’interno del mercato unico.

Il governo meloni aveva giustificato il suo no alla carne coltivata per difendere la carne made in Italy La posizione italiana è condivisa in Europa, sostiene Giorgia Meloni, su questo punto l’Italia sarebbe riuscita a convincere altri Paesi a schierarsi contro la possibilità di autorizzare la coltivazione e la commercializzazione della carne ottenuta in laboratorio.

L’ultima parola spetta adesso all’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Nel giro di 18 mesi dovrebbe arrivare il verdetto sulla sicurezza dell’alimento e quindi sulla sua commercializzazione.

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