Il Regno Unito ha ufficialmente abbandonato l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica. Questo traguardo riflette una tendenza globale con diversi Paesi OCSE che hanno dimezzato l’uso del carbone rispetto al 2007, grazie alla crescente diffusione di energie rinnovabili come solare ed eolico.
Da qualche giorno il Regno Unito è un Paese che non utilizza carbone per produrre energia elettrica. Una notizia dal forte valore simbolico e reale. Simbolico, perché il Regno Unito è il Paese dove di fatto ha avuto impulso la rivoluzione energetica basata sulla combustione delle fonti fossili. Reale, perché il carbone è il più inquinante tra i combustibili fossili e la rinuncia di Londra al suo utilizzo significa una minore quantità di anidride carbonica pompata nell’atmosfera.
Ma se il Regno Unito ha ormai detto stop alla produzione di energia dal carbone (con la chiusura dell’ultima centrale ancora in piedi), tanti altri Paesi stanno seguendo la stessa strada, compresa l’Italia.
I paesi Ocse dimezzano l’utilizzo di carbone rispetto al picco del 2007
Secondo un rapporto dell’OCSE (l’Organizzazione per la Coesione e lo Sviluppo Economico), dopo il picco di utilizzo di carbone avvenuto nel 2007, oggi l’energia prodotta dall’utilizzo di questo combustibile fossile tra i Paesi che aderiscono all’organizzazione è dimezzato. Nel 2023 era il 52% in meno del 2007.
I fattori (collegati) che hanno permesso questo risultato sono il maggior utilizzo di fonti pulite come solare ed eolico e la decisione di diversi Paesi di avviarsi verso la strada dell’addio al carbone.
Se il Regno Unito ha detto addio a questa fonte nel 2024, il prossimo anno toccherà (secondo quanto previsto dai piani dei Paesi stessi) a Spagna, Irlanda, Israele e anche Italia.
Dal 2025, dunque, il nostro Paese non userà più carbone per la produzione di energia elettrica.
Seguiranno la Francia nel 2027, Grecia e Danimarca nel 2028. Per vedere gli Stati Uniti dire addio al carbone dovremo aspettare fino al 2035. Peggio farà la Germania, la più grande industria dell’Ue, che dirà addio a questa fonte solo nel 2038.