Nuovo capitolo dello scontro sulla cannabis light.
Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso dell’Ici (Imprenditori canapa indiana) contro il decreto del ministero della Salute che equiparava gli oli contenti cannabidiolo, Cbd, alle sostanze psicotrope inserendolo nella tabella ministeriale delle sostanze stupefacenti a rischio abuso.
Il decreto ministeriale è stato così sospeso fino alla prossima sentenza fissata per il 16 dicembre. Il decreto aveva di fatto vietato la vendita di olio contenente Cbd in qualsiasi tipo di negozio, rendendo possibile acquistarli soltanto in farmacia con ricetta medica non ripetibile.
Il punto su cui si è basato il ricorso de produttori è l’impossibilità di provare che il Cbd crei dipendenza e quindi il rischio di abuso. Il prodotto con Cbd è considerato legale se non contiene Thc oltre lo 0,2%.
Un elemento importante se si considera che tra poco verrà esaminato l’emendamento al ddl Sicirezza che compara la cannabis light alla droga e che, se venisse approvato, renderebbe illegale la sua produzione mettendo in ginocchio un comparto che conta 15mila posti di lavoro e un fatturato di 500 milioni di euro all’anno.
All’indomani dell’approvazione dell’emendamento Antonella Soldo, di Meglio Legale aveva definito l’emendamento: “sovversivo perché è un atto arbitrario perché se vieti come una sostanza stupefacente una sostanza che non ha nulla di stupefacente, stai facendo qualcosa di arbitrario. Il punto è che si tratta di un emendamento, c’è un percorso da fare; in aula a Montecitorio e poi al Senato. Ci auguriamo che qualcuno in questo tempo decida di fare una retromarcia. Le persone che lavorano con la canapa industriale sono le uniche persone che pagano le tasse sulla canapa, al contrario delle mafie. Puntare a criminalizzare queste persone significa non capire che la canapa è un prodotto del made in Italy, ci sono fondi europei per la canapa. È un provvedimento di bandiera e come tale va trattato, ma è anche un procedimento pericoloso.”
Anche il mondo dei produttori agricoli si era schierato contro l’emendamento. Coldiretti si è unita alle proteste con Ettore Prandini che ha dichiarato a TeleAmbiente: “La nostra posizione è la seguente: Si è portato tante imprese a creare le condizioni per potere investire in questi anni in questa filiera, ci possono essere delle regolamentazioni per l’uso ricreativo, ma non può essere indebolita una filiera che per il nostro Paese ha visto investimenti soprattutto da ragazzi, perché si tratta in maggioranza di giovani imprenditori agricoli. Creare condizionamenti nella valorizzazione della filiera rischia di compromettere il loro futuro e il fatto che queste aziende possano continuare a svolgere queste attività.”Le iniziative contro il decreto non sono finite qui, poche ore prima della sentenza del Tar, Federcanapa, AssoCanapa, Canapa Sativa talia, Chimica Verde Bionet, EcoFuturo, Itabia, Kyoto Club e Legambiente hanno partecipato alla conferenza stampa presso la Camera dei Deputati con l’On. Riccardo Magi per lanciare un nuovo appello a favore del ritiro dell’emendamento: “La follia del Governo Meloni rischia di distruggere questo settore. Una filiera italiana con migliaia di occupati, molto spesso giovani, ragazze e ragazzi. Un danno enorme e tutto per un approccio ideologico che viene direttamente da Palazzo Chigi. Il tutto per lo stigma della parola canapa, della parola cannabis. Ricordiamo – afferma l’On. Riccardo Magi, deputato di +Europa – che parliamo di un prodotto, parliamo di una pianta, in questo caso, che non ha alcun effetto psicotropo” .
Beppe Croce, presidente di Federcanapa, ha aggiunto: “ Stiamo parlando di canapa industriale non di marijuana, perché ha degli effetti ambientali notevoli sui terreni in cui viene coltivata e soprattutto ha degli effetti salutistici, grazie alle straordinarie sostanze attive che sono presenti nel fiore di canapa industriale dove il principio della Marijuana, il cosiddetto THC è a livelli minimi, ma dove sono presenti altri cannabinoidi, i terpeni, che molto studi dimostrano abbiano notevoli qualità sia terapeutiche che anche salutistiche nel senso di migliorare il benessere, di essere lenitive come cosmetici, favorire il riposo. Quindi, mettere al bando il fiore di canapa industriale, significa mettere al bando oltre metà della pianta in maniera ingiustificata ed in maniera opposta a quello che sta venendo in quasi tutta Europa”.