Cambiamenti climatici, Mercalli Città culturali italiane a rischio a causa del riscaldamento globale

Cambiamenti climatici, Mercalli: “Città culturali italiane a rischio a causa del riscaldamento globale”

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I cambiamenti climatici minacciano il patrimonio storico e culturale italiano, con l’innalzamento del livello del mare e l’intensificarsi di eventi estremi che potrebbero danneggiare irrimediabilmente le città d’arte. Interventi urgenti sono necessari per proteggerle.

Il livello degli oceani si sta alzando a tassi più rapidi del previsto e questo porterà a una serie di problemi anche in Italia. E a pagarne le conseguenze saranno anche i maggiori siti culturali del Belpaese. 

È l’allarme lanciato durante un convegno in Sicilia dal climatologo e divulgatore Luca Mercalli. Intervenendo al panel dedicato alle emergenze climatiche durante il diciottesimo Dialogo euromediterraneo sulla Rotta dei Fenici, che si è tenuto nel museo archeologico di Marsala, il famoso meteorologo ha dichiarato: “I repentini cambiamenti climatici hanno effetti catastrofici su tutti i siti culturali”. 

“Non solo Venezia è a rischio – ha continuato Mercalli -. Parchi archeologici, antichi teatri, un complesso di mosaici possono essere danneggiati irrimediabilmente da un’alluvione. Un sito vicino al mare rischia di essere sommerso”.

Il livello del mare sale più velocemente del previsto

Nel 2024, il livello globale del mare è aumentato più rapidamente del previsto, con una crescita annuale media di 0,59 cm, superiore alla stima iniziale di 0,43 cm. Sebbene lo scioglimento dei ghiacciai continui a contribuire a questo fenomeno, la principale causa dell’innalzamento risulta essere la dilatazione termica dovuta al riscaldamento degli oceani. Fino a pochi anni fa, questo processo rappresentava solo un terzo dell’aumento, ma oggi è diventato il principale motore di questo cambiamento, con effetti diretti sulle zone costiere e sugli ecosistemi marini.

Il risultato? Quello che si pensava essere un problema vicino è diventato un problema imminente. E se il problema riguarda tutte o quasi le città costiere, ovviamente la situazione è assai peggiore a Venezia.

Cambiamenti climatici, Venezia sott’acqua nel 2150

Uno studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia  ha previsto che Venezia sia a rischio di inondazioni gravi, e forse di sopravvivenza, già entro il 2150 a causa dell’innalzamento del livello del mare.

Le simulazioni indicano un aumento del livello medio della marea tra 129 e 157 centimetri, con punte di 150-157 centimetri nelle bocche di porto.

Questo scenario implicherebbe un costante innalzamento del sistema Mose, che però non è progettato per funzionare a lungo termine e protegge solo fino a tre metri di differenza tra il mare aperto e la laguna.

In caso di eventi estremi, il livello del mare potrebbe salire ulteriormente compromettendo la funzionalità del Mose, rendendo Venezia vulnerabile a inondazioni.

Il peggior scenario prevede un aumento del livello del mare fino a 3,47 metri, con potenziale sommersione di 139 chilometri quadrati della laguna, pari al 64% dell’area investigata. Le proiezioni si basano su dati climatici aggiornati e indicano che, senza interventi significativi, Venezia e la sua popolazione saranno sempre più esposte a danni gravi, soprattutto nelle aree come Tessera, Marghera e l’area industriale. Gli esperti chiedono azioni urgenti nella pianificazione territoriale e nella protezione del patrimonio culturale.

Servono politiche di adattamento climatico

Ma i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale andranno a influenzare le nostre città culturali anche in altri modi.

“È impensabile passeggiare tra i templi greci a mezzogiorno in piena estate, quando il termometro segna quasi 50 gradi – ha spiegato Luca Mercallie questo cambierà inevitabilmente la qualità delle visite con più aperture in notturna, ma muteranno anche i periodi più ambiti. Ciò che oggi è destagionalizzazione, presto sarà normalità”.

Ma se i cambiamenti climatici sono ormai una relatà (è ancora possibile mitigarli tagliando l’utilizzo di fonti fossili, ma non possiamo fermarli del tutto), le soluzioni per evitare il peggio ci sono. E rientrano nelle politiche di adattamento climatico. 

Interventi mirati, come il rafforzamento delle infrastrutture contro gli eventi climatici estremi, la gestione delle risorse idriche e l’uso di tecnologie per monitorare il degrado dei monumenti, sono fondamentali.

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