Cambiamenti climatici. Rapporto Bei/ YouGov: il 37% gli italiani si dichiarano allarmati contro una media Ue del 24% . L’Italia continua ad essere uno dei paesi più contradditori e al contempo affascinanti.
Il nostro paese vanta il maggior numero di ecosistemi: flora, fauna, cibo variegato ed eccezionale, acqua preziosa in quantità, Nord e Sud tanto diversi, quanto indispensabili l’uno per l’altro. Fino a poche settimane fa siamo stati incolpati di non esserci preoccupati abbastanza dalle informazioni pervenute dal report dell’IPCC sui cambiamenti climatici.
La Banca europea per gli investimenti (Bei), in collaborazione con la società internazionale di analisi dell’opinione pubblica YouGov, ha pubblicato però i risultati di un sondaggio unico nel suo genere che analizza come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici nell’Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina. L’Italia è tra i paesi più preoccupati sulle tematiche relativi ai cambiamenti del clima, eppure sembrava quasi che nessuno ne avesse nemmeno conoscenza.
L’indagine rivela che «gli italiani sono uno dei popoli dell’Unione europea più attenti al clima. In totale, l’83% degli italiani si sente preoccupato o allarmato quando pensa ai cambiamenti climatici, mentre il 67% ritiene che questo fenomeno costituisca già una minaccia per l’umanità. In generale l’indagine ha evidenziato una disparità geografica tra gli europei meridionali – particolarmente preoccupati degli effetti dei cambiamenti climatici – e gli europei settentrionali, che non sono altrettanto sensibili al problema».
Il 37% degli italiani è allarmato quando pensa ai cambiamenti climatici; il 46% è preoccupato; il 62% pensa che i cambiamenti climatici siano causati principalmente dalle attività umane; il 6% pensa che i cambiamenti climatici siano causati principalmente da mutamenti naturali dell’ambiente; il 67% ritiene che i cambiamenti climatici costituiscano già una minaccia per l’umanità.
Dall’indagine Bei/YouGov emerge anche un divario generazionale per quanto riguarda gli atteggiamenti assunti nei confronti dei cambiamenti climatici: «Nella maggior parte dei Paesi europei le giovani generazioni sono più attente al clima rispetto alle fasce più anziane della popolazione. In Italia il 69% della cosiddetta “generazione del nuovo millennio”, composta da persone tra i 18 e i 34 anni, ritiene che il riscaldamento globale sia provocato dalle attività umane, opinione condivisa solo dal 52% degli over 65».
Quindi il negazionismo climatico esibito dal vice.premier Matteo Salvini in questi ultimi giorni e sancito con il suo voto contro l’Accordo di Parigi quando era eurodeputato, non è condiviso dalla stragrande maggioranza degli italiani, soprattutto dei giovani. Così come è evidente che su questo tema che potrebbe mettere in difficoltà quello che, secondo i sondaggi, è il leader del maggiore Partito italiano, l’opposizione di sinistra e di centro è stata ed è molto timida.
Anche se in tutta Europa emerge una crescente presa di coscienza nei confronti del clima che fa ben sperare, l’indagine evidenzia che «a pochi mesi dalla Conferenza mondiale sul clima (COP24) che si terrà a dicembre in Polonia e a cui parteciperanno i responsabili politici internazionali, la strada da percorrere sia ancora lunga».
Secondo l’indagine della Bei sul clima, «tuttora un 20% di cittadini dell’Ue non si sente preoccupato quando pensa ai cambiamenti climatici, e ciò nonostante il monito lanciato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), secondo cui il riscaldamento globale avrà pesanti conseguenze per gli ecosistemi, le comunità e le economie di tutto il mondo».
Ma rispetto ai cittadini statunitensi e cinesi gli europei comprendono molto meglio le sfide legate ai cambiamenti climatici: «In Europa il 78% dei cittadini si è definito preoccupato o allarmato per i cambiamenti climatici, contro il 65% in Cina e il 63% negli Stati Uniti».
L’indagine ha rivelato anche che gli europei negazionisti o scettici sull’esistenza del cambiamento climatico rappresentano percentuali molto basse, rispettivamente pari al 6% e all’1%. Invece, negli Usa di Donald Trump le opinioni sul cambiamento climatico sono molto più eterogenee: un terzo degli statunitensi si definisce allarmato, mentre la percentuale degli scettici nei confronti dei cambiamenti climatici arriva al 14%.
Monica Scatasta, a capo della politica ambientale, climatica e sociale della Bei, conclude: «Tre anni fa abbiamo raggiunto un consenso globale sulle iniziative da intraprendere per prevenire i cambiamenti climatici catastrofici. Ma i progressi sono ancora troppo lenti. Per quanto gli europei appaiano più consapevoli dei rischi e delle azioni necessarie rispetto all’opinione pubblica negli Stati Uniti e in Cina, è necessario proseguire con un impegno ancora maggiore per indurre la comunità internazionale a passare all’azione in occasione della COP24 in Polonia. Come principale finanziatore mondiale in campo climatico, continuiamo a dare la massima importanza all’azione per il clima nelle nostre operazioni, e siamo convinti che il contributo dei cittadini sia fondamentale se vogliamo che gli obiettivi di Parigi diventino realtà».