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APOCALISSE CALCIO. TAVECCHIO, VENTURA E LE LACRIME DI BUFFON

Roma. Calcio apocalisse. Al fischio dell’arbitro Gigi Buffon non si sottrae ai microfoni Rai. E’ una intervista straziante e indimenticabile.

Ammette la sconfitta. Ammette l’impegno. Ammette la pochezza. Saluta uno ad uno i compagni di una vita di calcio in azzurro. Consegna il testimone a Gigio Donnarumma e a Perin: perché lui lascia la Nazionale nel giorno più brutto della Nazionale. Ben più brutto di Belfast, dove comunque giocammo in un campo impossibile, circondati da migliaia di spettatori che quasi entravano in campo.

Ben più brutto della Corea che ci eliminò nel ’66, perché lì comunque ai Mondiali di Londra ci eravamo qualificati.

Ieri, a Milano, stadio di san Siro, dedicato al grande Meazza, abbiamo offeso con questa eliminazione cento anni di calcio azzurro.

Abdicando contro una squadretta di  discreti pedatori, compatti e randellatori, che però avevano un idem sentire e una incredibile compattezza. E soprattutto ognuno di loro sapeva benissimo cosa fare.

E mentre Buffon dilapidava le sue ultime lacrime, dove era Gian Piero Ventura?

Si nascondeva ai microfoni Rai. Si celava per un’ora negli spogliatoi, lasciava trapelare l’idea che pure lo dovrebbe avere accarezzato delle dimissioni che però venivano subito ritirate.

Tutti lo descrivono con un vero signore, affabile, gentile, umano e competente.

A tal fatta di uomo, non doveva venire in mente di andare davanti ai microfoni e almeno chiedere scusa agli italiani?

Per obbligo FIFA si presenta in largo ritardo in sala stampa per le interviste di rito.

Ormai quasi tutti i colleghi se ne sono andati. Presidia la sola Rai e qualche ultimo giornalista. Alla domanda se non fosse il caso di dimettersi, risponde che prima dovrà parlare con la Federcalcio (possibile che quei dirigenti si federali si fossero già tutti dileguati?).

Il che tradotto in soldoni stava a significare che si doveva aprire la trattativa sulla liquidazione. Ergo quel signore, affabile e gentile, nell’ora dello psicodramma stava pensando alla cadrega.

Quindi quando l’ultimo giornalista, all’ultima domanda, gli chiedeva se non sentiva il dovere di chiedere scusa, finalmente, quel signore affabile e gentile, aveva un sussulto: “Scusa?…beh sì scusa è ovvio…chiedo scusa agli italiani..scusa per il risultato, ma non per l’impegno…”

Un vero signore davvero. Pensate un po’, neanche l’impegno avrebbe voluto metterci!

E mentre ancora Buffon, il volto consunto e arrossato, rilasciava le ultime interviste, che fine aveva fatto il presidente federale Carlo Tavecchio?

Sparito. Scomparso. Dissolto.

Come per un qualsiasi libro giallo, se un giorno vorrete trovare il killer di tutta questa assurda eliminazione ai Mondiali che ci porta indietro di sessant’anni, sapete già chi individuare.

Carlo Tavecchio e la sua pochezza, la sua spocchia, la sua inadeguatezza.

Il calcio non è soltanto una semplice rappresentazione sportiva. Il calcio è il quinto comparto industriale italiano. Macina profitti, assicura un posto di lavoro a migliaia di persone, governa e muove l’immaginario di milioni di persone.

Tutto questo è in mano ad un signore cui nessun affiderebbe la gestione di una drogheria.

E vedrete che, nelle prossime 48 ore di riflessione che si è ritagliato, nascondendosi in hotel e  poi in Federcalcio, dopo aver scaricato Ventura, farà di tutto per inchiavardarsi a vita alla scrivania federale.

Nonostante la sconfitta che priva lo sport italiano di oltre 100 milioni di proventi.

E’ semplice da spiegare. Noi viviamo in una società complessa, e anche il calcio ne è la emanazione, come è possibile che un Ente pubblico sia in mano a gente di tal fatta, dedita soltanto al proprio potere, schiava della propria mediocrità e ambizione?

Ecco perché gli altri còrrei di questa s-ventura sono Giovanni Malagò, presidente del Coni e il cosiddetto ministro dello sport Lotti, che non   hanno vigilato né tutelato il bene comune.

Lo Stato italiano eroga ogni anno 410 milioni al Coni. L’eliminazione ci priva di una fetta cospicua di finanziamenti.

Intervenga dunque il Governo. intervengano gli organi di tutela, dalle Authority alla Corte dei conti, per il danno erariale procurato.

Non è stata sfortuna. Tavecchio è stato confermato, soltanto qualche mese fa, a dispetto dei santi col sostegno della corporazione degli arbitri guidata dallo spregiudicato Nicchi e dalla componente degli allenatori condotta dal moralista Renzo Ulivieri. Anche questi due signori dovrebbero pagare il conto.

Non a caso l’associazione calciatori si spese fino all’ultimo voto per Andrea Abodi.

Ecco perchè, anche prescindendo dalle lacrime di Buffon, la parte migliore del nostro calcio rimangono pur sempre i giocatori che vanno in campo e ci mettono la faccia. E le lacrime!