Dopo anni di demonizzazione il caffè ottiene una parziale riabilitazione. Se consumato al mattino ha effetti benefici sul cuore. Uno studio della Tulane University, pubblicato sullo European Heart Journal, proverebbe che la tazzina mattutina è in grado di avere effetti salvavita, soprattutto nel caso di malattie cardiovascolari, rispetto a quelle consumate nell’arco della giornata.
Studi precedenti hanno indicato che il consumo di caffè non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e riduce quello di sviluppare malattie come il diabete di tipo 2. Adesso i ricercatori statunitensi sostengono che chi consuma il caffè la mattina corre un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto a chi consuma la bevanda in oltre parti della giornata. Si tratta di un’indagine osservazionale, si è infatti chiesto a 40.725 adulti di dichiarare tutti i cibi consumati in un giorno e gli orari in cui questi venivano assunti. Riguardo la mancanza di effetti benefici del caffè consumato il pomeriggio o la sera l’ipotesi è che dopo la mattina la caffeina interferisca con i ritmi circadiani, l’orologio biologico che regola l’alternanza tra sonno e veglia, e per questo finisca per aumentare l’infiammazione e facendo diminuire la melatonina, cancellando così i benefici del caffè.
Lu Qi, capo dei ricercatori della Tulane University,ha dichiarato: “Le ricerche condotte finora suggeriscono che bere caffè non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e sembra ridurre il rischio di alcune malattie croniche, come il diabete di tipo 2. Visti gli effetti che la caffeina ha sul nostro organismo, abbiamo voluto verificare se il momento della giornata in cui si beve il caffè ha un qualche impatto sulla salute del cuore”.
Grazie all’osservazione del campione per 10 anni, confrontando le cause di morte, è emerso il dato sorprendente sul caffè. I consumatori di caffè al mattino avevano il 16% di probabilità in meno, rispetto ai non consumatori di caffè, di morire e il 31% in meno di morire per malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio. I risultati della ricerca, che adesso dovranno essere confermati da sperimentazioni cliniche, se confermati aprono la strada a nuove linee guida di consigli alimentari legati anche all‘orario di assunzione degli alimenti.
La credenza del passato che voleva il caffè capace di alzare la pressione è stata ormai superata. Come riportato dalla Fondazione Veronesi: “Nel breve termine, la sostanza psicoattiva può far aumentare i livelli della pressione sanguigna. Mantenendo i consumi regolari, però, nel tempo l’organismo sviluppa una forma di tolleranza che pone i consumatori più assidui al riparo dal rischio di sviluppare l’ipertensione a causa del caffè. A smorzare l’effetto sulla pressione sanguigna, anche tra coloro che partono già ipertesi, potrebbe essere l’acido clorogenico contenuto nella bevanda.”
Tra i benefici da tempo conosciuti del caffè vi sono la capacità di stimolare il sistema nervoso centrale grazie agli antiossidanti. La scienza concorda nel consigliare l’assunzione fino a 4-5 tazze di caffè al giorno, poiché non andrebbe superato il limite di 400 milligrammi di caffeina, ritenuto sicuro per gli adulti, escluse donne in gravidanza e allattamento. dovrebbero consumare meno caffè anche le persone che assumono antidepressivi e antipertensivi.