Caccia in Italia, ecco le contraddizioni di una pratica crudele

Ospiti del Magazine di Teleambiente dedicato alla caccia in Italia sono Domenico Aiello, Responsabile Tutela Giuridica della Natura per il WWF Italia, e Devis Dori, deputato di Europa Verde.

16 dicembre 2024. A Quartucciu, vicino a Cagliari, in Sardegna, due uomini muoiono durante una battuta di caccia al cinghiale. A recuperare i due cadaveri sono i carabinieri dopo avere perlustrato i boschi. Le vittime si chiamano Giacomo Desogus e Matthias Steri, hanno 28 anni e 27 anni, e sono amici di infanzia. Secondo la prima ricostruzione, il cacciatore più giovane avrebbe sparato – per errore – al cacciatore più anziano. Quest’ultimo, che avrebbe ricevuto un colpo di arma da fuoco alla nuca, sarebbe deceduto sul colpo. E così, forse in preda al panico, l’uomo sopravvissuto si sarebbe ammazzato. Proprio per questo l’ipotesi più plausibile sarebbe una battuta di caccia al cinghiale finita nel peggiore dei modi.

L’ennesima tragedia che apre un dibattito pubblico sull’attività venatoria regolamentata in Italia dalla Legge numero 157 dell’11 febbraio 1992. Ma quali sono i principi di questa normativa? Come può lo Stato Italiano tutelare la natura, attraverso l’articolo 9 della Costituzione, e ammettere l’uccisione degli animali, attraverso i fucili? Qual è l’identikit del cacciatore residente nello Stivale? Quali conseguenze può portare la mattanza del lupo dopo l’ok dell’Unione Europea al declassamento del suo status di protezione? A rispondere a queste e altre domande nel Magazine di Teleambiente dedicato alla caccia in Italia sono Domenico Aiello, Responsabile Tutela Giuridica della Natura per il WWF Italia, e il deputato di Europa Verde, Devis Dori.

Caccia in Italia, l’intervista a Domenico Aiello

Come si è arrivati alla Legge numero 157 dell’11 febbraio 1992 per regolamentare la caccia in Italia?

La Legge numero 157 del 1992 ha rappresentato un grande traguardo arrivato a seguito di una bella e lunga mediazione tra ambientalisti e cacciatori riusciti a darsi la mano per disciplinare un tema scottante. Eppure, nel corso degli anni, le divisioni tra le due fazioni si sono allargate soprattutto a causa della governance dei rappresentanti del sistema venatorio italiano sempre più su posizioni estremiste. La sensibilità dei cittadini comuni rispetto alla tutela della fauna selvatica, invece, è aumentata. Non a caso sulla caccia in Italia entrambe le posizioni – ambientalisti da un lato e cacciatori dall’altro lato – sono polarizzate“.

Ma perché lo stesso Stato Italiano salvaguarda la natura, attraverso l’articolo 9 della Costituzione, e ammette la caccia, attraverso la Legge numero 157 dell’11 febbraio 1992?

Una bella domanda che abbiamo sottoposto ai giudici amministrativi. Anche se non ci illudiamo che la caccia possa terminare domani mattina, vogliamo che l’attività venatoria possa essere svolta nella liceità. Sappiamo, e dopotutto ce lo dice la normativa internazionale, che la mattanza degli animali può essere praticata contenendo fortemente gli impatti sulla biodiversità. Quello che è importante, almeno da un punto di vista giuridico, è che la caccia rispetti i limiti normativi che traggono il loro fondamento dalle valutazioni scientifiche“.

Qual è l’identikit del cacciatore in Italia?

Oggi, in Italia, il cacciatore tende a essere un uomo, pensionato e dall’età avanzata. Pochissime, invece, le donne solite praticare l’attività venatoria. In alcune Regioni, soprattutto del Meridione, c’è un po’ di ricambio generazionale causato anche dall’assenza di alternative“.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da L’avvocato della Natura (@aiello.domenico)

Caccia in Italia, l’intervista a Devis Dori

Onorevole Dori, può esistere un’Italia senza caccia?

Come Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) riteniamo che non solo sia possibile un’Italia senza caccia, ma che sia assolutamente auspicabile. Ormai l’attività venatoria è una pratica, e certamente non uno sport, che provoca sofferenza agli animali. Una mattanza giustificata perfino da parte di esponenti del Governo Meloni con una serie di motivazioni come un eccesso di fauna selvatica, dai cinghiali, ai lupi, agli orsi. Al contrario, invece, riteniamo che si possa arrivare, anche in maniera progressiva, a una diminuzione delle stesse armi circolanti in Italia, a differenza dell’orientamento dell’Esecutivo di centro-destra, con vere e proprie sponsorizzazioni di alcune fiere frequentate perfino dai bambini. Più e più volte abbiamo chiesto al Governo Meloni di non ammettere l’ingresso dei più piccoli, eppure, ci è stato risposto che i minori accompagnati dai genitori possono accedere“.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Devis Dori (@devis_dori)