Secondo i dati raccolti da un’inchiesta brasiliana, il gigante minerario Vale era a conoscenza dei problemi della diga che ha causato con il suo crollo la morte di oltre 250 persone a gennaio.
I documenti di un’inchiesta brasiliana accusano il gigante minerario Vale. Secondo la National Mining Agency (ANM) l’azienda era a conoscenza della condizione a rischio della diga, sopratutto per quanto riguarda il sistema di drenaggio, da tempo difettoso.
Oltre 250 persone sono rimaste uccise in quel 25 gennaio e decine di tonnellate di scarti tossici si sono riversati su tutta la zona, sommergendo lo stato di Minas Gerais, famoso per il terreno ricco di minerali.
Alle ore 13:00 di venerdì 25 gennaio (circa le 16:00 per noi), quando la diga della miniera di ferro di Feijao cede, rilasciando 13 milioni di metri cubi di fango tossico (verosimilmente metalli pericolosi come mercurio e altro), la sirena che doveva lanciare l’allarme non ha suonato. La barriera, costruita nel lontano 1976, ha ceduto troppo in fretta perché si attivasse l’allarme.
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Gli investigatori della ANM hanno visionato documenti interni della Vale (il gigante minerario che ha costruito e si occupava della manutenzione della Diga di Brumadinho) e hanno scoperto che la compagnia era a conoscenza dei problemi di uno dei sistemi di drenaggio istallati alcuni mesi prima del crollo della diga. Il sistema serviva a controllare il livello dell’acqua ed a evitare che la pressione sulla diga diventasse troppo alta.
Il 10 di gennaio, 15 giorni prima del crollo, i macchinari atti a misurare la pressione dell’acqua hanno segnato il raggiungimento del livello di emergenza.
“L’alta pressione del liquido ha compromesso la stabilità della diga in maniera irreparabile. La Vale ne era a conoscenza, ma non ha mai informato l’ANM“, hanno dichiarato i funzionari governativi che si stanno occupando dell’inchiesta.
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“Se la ANM fosse stata informata correttamente, avrebbe potuto prendere le misure necessarie per la sicurezza della popolazione e avrebbe costretto la Vale ad agire in fretta per evitare la tragedia,” conclude la ANM.
Con una dichiarazione ufficiale la Vale spiega che “non commenterà le decisioni tecniche prese dal suo team geotecnico nei giorni precedenti il crollo della diga.”
La compagnia dichiara che aspetterà le “conclusioni di esperti, tecnici e scienziati sulla vera causa della rottura della diga.”
La ANM di contro ha dichiarato che continuerà ad indagare a fondo sulla faccenda.
Il documento arriva dopo mesi di pressione e proteste popolari nei confronti del gigante minerario.
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La polizia per esempio aveva già detto a settembre di avere abbastanza prove per incriminare i dipendenti della Vale e il committente tedesco per aver fornito falsi certificati di stabilità usati per dimostrare la sicurezza della diga. Tutto questo mentre un giudice brasiliano aveva ordinato alla Vale di pagare 3 milioni di dollari alle famiglie di 3 delle 250 vittime.
Un altro processo, separato dal precedente, aveva invece ordinato alla Vale di pagare tutti i danni causati dal disastro, senza però quantificare il denaro necessario.
Dal giorno della tragedia il Brasile ha bloccato qualsiasi costruzione delle dighe a monte, considerate più economiche ma molto meno sicure degli altri tipi di dighe, e ha ordinato la distruzione di quelle già esistenti.
Le accuse della ANM arrivano nel periodo del quarto anniversario di un’altra tragedia causata da una diga, sempre di proprietà della Vale.
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