“Con questa marcia uniamo le nostre forze, uniamo le nostre forze per fermare questa violenza, nei nostri villaggi, nelle comunità, nelle città”, Socorro Lopez esponente della comunità Mura.
Le donne indigene brasiliane tornano a marciare, nella terza marcia delle donne indigene, contro il disegno di legge del “marco temporal”, letteralmente limite temporale; la tesi sostenuta dalle lobby del mondo agrario secondo la quale i territori indigeni non occupati al momento della promulgazione della Costituzione brasiliana, il 5 ottobre 1988, non sarebbero da riconoscere come indigeni. Si tratta di territori collocati principalmente all’interno della foresta amazzonica per questo molto importanti per la salvaguardia della biodiversità.
La Corte Suprema del Brasile sta valutando la costituzionalità della legge. Le donne si sono accampate nella via principale di Brasilia per rivendicare la forza del movimento femminile indigeno e per difendere i loro territori. Il presidente Lula ha compiuto dei passi importanti per la salvaguardia dei territori dei popoli nativi, due nuove riserve indigene, quella di Rio Gregorio e di Acapuri de Cima, sono state create come baluardi contro la deforestazione. Vastissimi territori rivendicati dalle popolazioni autoctone rischiano ancora, però, di essere trasformati in miniere e di essere sottoposti alla deforestazione per fini commerciali.
Maria Valdenize, leader del popolo “Munduruku”: “Il nostro obiettivo è di essere qui con le donne durante la terza marcia delle donne indigene, per rafforzare questo movimento femminile per la difesa dei nostri territori.”
“Noi le donne, le donne indigene, soprattutto nella nostra regione siamo massacrate in ogni caso – denuncia Socorro Lopes, esponente della comunità Mura – Quindi con questa marcia uniamo le nostre forze, uniamo le nostre forze per fermare questa violenza, nei nostri villaggi, nelle comunità, nelle città”.