Nel campo della moda esistono alternative per abbattere la nostra impronta ecologica. Scarti di mela e pelle di cactus si trasformano in accessori di alta moda e completamente sostenibili, come le borse realizzate dall’azienda di Bergamo Miomojo.
La moda è la seconda industria più inquinante del pianeta ed è responsabile di 92 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Abbigliamento e accessori low cost e spesso di scarsa qualità, pensati per essere alla moda per una stagione e poi sostituiti, è la caratteristica principale del modello produttivo chiamato “fast fashion”.
Secondo un nuovo studio sulla rivista Plos One, 176.500 tonnellate metriche di microfibre sintetiche, principalmente poliestere e nylon, vengono rilasciate ogni anno negli ambienti terrestri di tutto il mondo: le microfibre vengono eliminate dagli indumenti durante il lavaggio e la quantità che finisce a terra ora supera quella che arriva nei corpi idrici.
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Per realizzare una borsa in pelle dietro la concia, ovvero il processo produttivo di lavorazione della pelle necessario per arrivare al prodotto finito, si nasconde un alto impatto ambientale; a questo si aggiunge la sofferenza dell’animale e, se si tratta di pelle di bassa qualità, spesso viene prodotta e lavorata nei Paesi in via di sviluppo, quindi uno sfruttamento della manodopera per la loro produzione.
Mano mano che i consumatori diventano più informati sulla necessità di abbigliamento e accessori di provenienza etica, per ridurre la nostra impronta di carbonio ma anche il nostro uso di sottoprodotti di origine animale, i marchi hanno iniziato a creare prodotti ecologici dedicati o etichette completamente nuove.
Realizzare borse “disegnate con gentilezza” oggi è infatti possibile. Ne è un esempio l’azienda italiana Miomojo, nata nel 2012 con sede a Bergamo, che produce borse dal caffè, mais, cactus, scarti di mela e plastica riciclata.
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“Non volevo avere prodotti senza significato, dovevano inglobare i miei valori, tra cui quello di essere cruelty-free, quindi non utilizzare materiale di origine animale, e dare spazio ai materiali riciclati. – spiega Claudia Pievani, fondatrice di Miomojo – Ci sono tante possibilità oggi che hanno un impatto sull’ambiente molto inferiore rispetto ai vecchi materiali, soluzioni innovative e che non consumano nuove risorse“.
Guarda QUI l’intervista completa a Claudia Pievani.
L’azienda ha lanciato nel corso del lockdown “Prima linea“, una collezione che assume ancora più significato perché ha preso vita nella città di Bergamo, tra le più colpite dal Covid-19 nel nostro paese.
“Queste borse sono realizzate con materiali parzialmente biodegradabili e organici. Un’alternativa sul mercato che ha attirato l’interesse anche di persone che fino ad oggi hanno sempre usato solo borse di pelle“, spiega Claudia Pievani.
Ecco come scarti di mela e pelle di cactus si trasformano in accessori di alta moda e completamente sostenibili. Il materiale AppleSkin è prodotto in Alto Adige mentre la pelle di cactus arriva dal Messico, dove aver preso contatto con i fondatori di Desserto, azienda che ha trovata come alternativa vegana per la pelle il cactus nopal.
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E’ possibile creare una pelle organica che sia duratura e alla moda con un materiale scelto per la sua abbondanza in New Messico e e che non ha bisogno di acqua per crescere.
Oltre a questi materiali, le borse Miomojo sono realizzate da vecchie reti da pesca e plastiche abbandonate in mare e poi recuperate. Ma l’azienda è in continua ricerca di materiali innovatici e sta lavorando su resti del caffè, mais, plastica e gomma riciclata per realizzare tessuti ed ecopelli.
Diventa sempre più necessario ampliare il mercato con alternative sostenibili per ridurre la nostra impronta ecologica e orientare e sensibilizzare il consumatore verso queste scelte.
“Sostenibile vuol dire usare risorse presenti in modo non scarso, dobbiamo utilizzare quelle che non impattino ulteriormente sul nostro pianeta, già impoverito dalle nostre azioni. Le risorse sono estremamente scarse e la sostenibilità è una priorità assoluta per le aziende. – spiega Claudia – In futuro un prodotto non sostenibile non può avere successo anche perché le persone saranno sempre più attente e consapevoli di ciò che acquistano”.