Black Friday, Vestiaire Collective e gli influencer insieme per una compagna contro il fast fashion

In vista del Black Friday arriva una nuova campagna che coinvolge anche gli influencer. Vestiaire Collective torna a combattere il fast fashion.

Vestiaire Collective, la piattaforma globale per la rivendita di capi di seconda mano di moda di lusso, ha messo al bando oltre 60 marchi di fast fashion. L’azienda, in vista del Black Friday, ha lanciato una nuova compagna. Ad essere coinvolti nel programma sono stati cinque influencer che si impegnano a educare se stessi e i loro followers sugli effetti dannosi della moda veloce, promuovendo scelte di consumo alternative e sostenibili, come capi di seconda mano e vintage.

Il programma semestrale include un video educativo creato dall’agenzia di design WRÅD in collaborazione con A THING BY, diretto dal regista Olmo Parenti e condotto dall’attivista, divulgatore e imprenditore Matteo Ward.

Sui propri canali l’azienda condividerà il video educativo e collaborerà con i content creators al fine di denunciare le tattiche aggressive dei marchi di fast fashion che incitano al sovraconsumo.

 

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Gli e-commerce più utilizzati in Europa

In Italia Amazon resta prima in classifica. In Europa Vinted continua a crescere promuovendo modalità di acquisto più sostenibili, ma sono sempre i colossi del fast fashion, Shein, e soprattutto Temu, ad attrarre più utenti del second hand. Questi sono i dati che emergono dalla mappa dei marketplace 2024 della piattaforma Yocabè.

Mappa marketplace yocabè

E come se non bastassero Shein e Temu, anche Amazon ha deciso di puntare sul low-cost, per ora solo negli Stati Uniti, con lo store online Amazon Haul. Vestiti, prodotti di elettronica e per la casa, venduti a cifre particolarmente convenienti, esattamente come avviene attraverso le controparti cinesi in continua ascesa.

Shein e Temu stanno, infatti, intasando il settore globale del trasporto aereo di merci, sempre più in competizione per garantire rapidità nelle consegne.

 

Il documentario di Netflix svela i segreti dei grandi marchi alla fast fashion

Ma cosa comporta il successo del fast fashion? Le tendenze della moda veloce inducono i consumatori ad acquistare costantemente, con tecniche manipolative e pubblicità mirata da parte delle aziende, alimentando un sistema che nuoce gravemente alla salute del nostro pianeta. A spiegarlo è il nuovo documentario su Netflix “Buy Now! The Shopping Conspiracy” che apre gli occhi su cosa noi consumatori possiamo fare per frenare il sovraconsumo e l’industria del fast fashion.

Il pagamento con un clic e la spedizione veloce, sono i due motivi che rendono comodo e pratico lo shopping online. Le aziende utilizzano anche tecniche pubblicitarie manipolative per promuovere i propri prodotti, in linea con le preferenze dei consumatori, in base agli acquisti precedenti o alla cronologia di navigazione. Questi annunci mirati seguono i clienti (e potenziali clienti, come amici e familiari) attraverso gli spazi digitali, creando un ciclo implacabile di consumo.

In vista del Black Friday vi consigliamo di guardare il documentario di Netflix.

L’industria della moda è una tra le più impattanti al mondo. Vi spieghiamo perchè e come i nostri acquisti incidono sull’ambiente e come combattere il fenomeno della fast fashion.

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Per rallentare il fenomeno della fast fashion, sarebbe sufficiente che ognuno di noi si soffermasse qualche istante in più a riflettere prima di acquistare indumenti che indosserà poi per pochissimo tempo.

Ecco 5 documentari da vedere per capire meglio cosa si nasconde dietro la fast fashion. 

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Abiti second hand, per gli italiani non è più una seconda scelta

Il 67% di chi acquista abiti comincia la sua ricerca proprio dall’usato, superando diffidenze e pregiudizi verso un cambio di percezione della second hand che diventa una scelta smart di cui andare fieri e da rivendicare con orgoglio (dati dell’Osservatorio Second Hand Economy).

Tra le ragioni per scegliere l’usato, troviamo in prima posizione il risparmio (51%), al secondo posto perché si ritiene sia un modo intelligente di fare economia circolare (44%), seguito dal credere nel riuso degli oggetti (41%). Al quarto posto l’abitudine (38%), ulteriore segno della normalizzazione di questa tipologia di acquisto.

Oltre ad acquistare e vendere il proprio usato c’è anche lo scambio. E su questo che si basano gli swap party, una festa del baratto, un mercatino per scambiarsi dall’abbigliamento agli accessori.