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In bici in solitaria contro la violenza sulle donne: l’impresa di Orietta Casoli

Partita da Portogruaro il 22 novembre è arrivata a Roma ieri con due giorni d’anticipo sulla tabella di marcia. Un modo per celebrare la giornata contro le violenze di genere del 25 novembre

Novecento chilometri. Tanto è durato il tour contro la violenza sulle donne che la ciclista 56enne Orietta Casolin ha deciso di tenere in solitaria per spingere le donne vittime di maltrattamenti fisici o psicologici a denunciare. Da Portogruaro – dove è partita il 14 novembre – a Roma – dove è arrivata il 23, in anticipo di due giorni rispetto alla giornata nazionale contro la violenza di genere che verrà celebrata domani in tutt’Italia.

Ad accogliere la ciclista nell’ultima tappa, un gruppo di imprenditori e imprenditrici della città e della Regione. L’ultima pedalata, infatti, Casolin l’ha data presso la sede romana di Unindustria che ha così voluto partecipare all’evento che la stessa Casolin ha voluto intitolare Una corsa per un’amica.

“L’idea – ha spiegato la ciclista amatoriale – nasce un anno fa quando girando per diversi comuni con la mia bici ho incontrato vari simboli dedicati alle donne vittime di violenza. Ognuno portava con sé una lettera, erano messaggi di parenti, amici, di chi le aveva amate”. 

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“Così – continua Casolin – ho riflettuto molto sulla violenza sulle donne e da allora non sono più riuscita a no pensarci e con il tempo da pedalatrice amatoriale ho maturato questa idea di percorrere mezza Italia con la bici portando un messaggio semplice rivolto sia alle persone che sono in pericolo cercando di avvicinarle ai centri antiviolenza, sia alle persone che sanno che un’amica, una sorella ha bisogno di aiuto: non voltiamoci dall’altra parte”.  

Sebbene a correre in bici Orietta Casolin fosse sola, ad accompagnarla in camper lungo il tragitto ci sono stati il marito e un amico. Casolin e suoi accompagnatori, giunti davanti la sede di Unindustria, sono stati accolti dal presidente Angelo Camilli.

“Il tema è purtroppo drammaticamente attuale – ha spiegato Camilli – e iniziative come queste aiutano a ricordare che la prevaricazione contro le donne non può essere una riflessione limitata alla giornata del 25 novembre”. 

Il presidente Camilli, poi, si sofferma sul legame tra violenza di genere e mondo del lavoro. “L’occupazione femminile e l’equità salariale – spiega – sono fondamentali per spezzare legami tossici di sudditanza e raggiungere una parità di genere reale. Non avere un reddito, a volte, è il principio della spirale di violenza. Solo il 27% delle donne denuncia e una vittima su 3 è a reddito zero”.  

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A fargli eco la Direttrice Generale di Confindustria Francesca Mariotti: “Confindustria ribadisce il suo impegno a essere parte attiva nel percorso di formazione e informazione del sistema imprenditoriale: la conoscenza di questi temi è uno degli strumenti più decisivi per combattere la violenza di genere”. Infine ha concluso: “Siamo vicino alle vittime e grati a chi, come Orietta ha intrapreso un viaggio così significativo per denunciare queste macchie dell’umanità”.

25 novembre: giornata nazionale contro la violenza di genere 

La corsa per un’amica di Casolin – che nel suo tragitto ha fatto tappa a Mestre, Ferrara, Faenza, Ancona, L’Aquila, Tivoli –  è terminata in anticipo sulla tabella di marcia. L’idea, infatti, era quella di giungere a Roma nel giorno delle celebrazioni della giornata nazionale contro la violenza sulle donne che cade il 25 novembre.

Una giornata quanto mai importante soprattutto nel Lazio dove nel 2021 sono raddoppiati i femminicidi rispetto allo scorso anno. Dal primo gennaio sono state uccise 14 donne, nel 2020 erano state 7 le vittime della violenza di mariti o compagni assassini.

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Anche secondo Cristina Ercoli, responsabile di Differenza Donna a villa Pamphilj, un ruolo importante in questa triste storia è giocato dal rapporto tra il mondo del lavoro e la questione di genere. Ercoli a, quotidiano la Repubblica ha spiegato che “Le donne sono state vittime due volte perché sono quelle che per prime e in maggior numero hanno perso il lavoro. Sono rimaste intrappolate in casa in una convivenza forzata con chi le maltratta. La pandemia ha accelerato la violenza e lo smart working ha fatto la sua parte”.  

In aumento, seppur di poco, i femminicidi a livello nazionale (103 da gennaio a oggi contro i 100 dello stesso periodo nel 2020). Questi dati, però, non riportano il numero di pressioni psicologiche, vessazioni e violenze fisiche che spesso non vengono denunciate.

Per tentare di risolvere un problema che è soprattutto culturale, alla Camera in questi giorni si sta discutendo sugli interventi – soprattutto economici – da inserire in manovra per aiutare le donne vittime di violenza.

La ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, di fronte a un’Aula quasi vuota, ha parlato dell’introduzione del Reddito di libertà. “Un finanziamento – ha spiegato la ministra – che prevede fino a 400 euro al mese alle donne” vittime di violenza con una “condizione economica disagiata”. Oppure ancora di strumenti come il micro credito di libertà, misure definite “strategiche, sistematiche e strutturali messe in campo dal governo”.  

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