Bella ciao diventa il canto di libertà e protesta delle donne in Afghanistan

Due anni fa era toccato alle donne iraniane, durante le proteste per la morte di Mahsa Amini. Ora è diventata l’inno delle donne afghane a cui è stato impedito di cantare o parlare a voce alta in pubblico.

Da canzone partigiana, nata con la Resistenza italiana, a inno universale di libertà e di lotta. Bella ciao è ormai un canto noto in tutto il mondo, al punto da essere tradotta sempre in più lingue e da andare per la maggiore soprattutto in quei Paesi dove i diritti civili, anche quelli più basilari, vengono negati e dove regna la discriminazione. Con buona pace dei sovranisti nostrani e anche degli autori de ‘La Casa di Carta’ che, seppur con buone intenzioni, avevano rischiato involontariamente di trasformare il canto partigiano in una sorta di filastrocca mainstream.

Due anni fa era toccato alle donne iraniane, durante le proteste in seguito alla morte di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per aver portato male il velo e deceduta durante la detenzione. Già in quell’occasione, aveva spopolato una ragazza che cantava Bella ciao in lingua persiana.

Proprio quella ragazza è diventata oggi il modello per una nuova protesta, quella delle donne in Afghanistan. Le aspirazioni di libertà della popolazione femminile sono naufragate con il ritiro delle truppe statunitensi e con il ritorno al potere dei talebani, ormai più di tre anni fa. Progressivamente, alle donne sono stati tolti diversi diritti, con l’ultima follia del regime che vieta loro anche di cantare o parlare ad alta voce in pubblico. Ed è per questo che, sui social, sta spopolando il video di una giovane che, ‘accompagnata’ dalla ragazza iraniana diventata celebre nel 2022, canta Bella ciao in lingua pashtu. Una protesta che sta diventando sempre più diffusa, soprattutto tra le donne afghane residenti all’estero.