Un gruppo di lavoro della Chalmers University of Technology ha individuato migliaia di batteri che si sono evoluti per adattarsi a un mondo pieno di plastica
Charles Darwin lo disse già nell’Ottocento: non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento. E in un mondo caratterizzato dalla presenza sempre più massiccia della plastica, ecco che spuntano i primi esseri viventi che si sono adattati per distruggerla.
Si tratta di batteri in grado di sviluppare degli enzimi con i quali riescono, date certe condizioni, a scomporre la plastica. A scoprirli, un gruppo di ricercatori della svedese Chalmers University of Technology che presentato uno studio pubblicato dalla rivista Microbial Ecology.
Gli scienziati svedesi hanno trovato 30mila nuovi enzimi in grado di degradare diverse tipologie di plastica, sintomo che il mondo dei batteri si sta evolvendo. E lo sta facendo in tutto il mondo (seppure con spiccate differenze).
Gli esperti svedesi hanno analizzato 200 milioni di geni contenuti nei campioni di Dna ambientale prelevati da 236 diverse località del mondo. In generale, un batterio su quattro ha sviluppato la capacità di creare gli enzimi spacca-plastica ma a livello geografico, gli organismi che hanno sviluppato le maggiori capacità di decomposizione dei materiali plasticosi sono quelli prelevati nelle aree con maggiore concentrazione di inquinamento da plastica.
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Batteri mangia plastica, una cattiva notizia e una buona
Una delle chiare conseguenze di questo studio è che il livello di inquinamento da plastica nel mondo ha raggiunto dei livelli talmente elevati da spingere le prime specie viventi ad adattarsi. L’adattamento delle specie al sistema ambientale esterno è un fenomeno assai lento dal punto di vista della vita degli esseri umani. Spesso parliamo di centinaia di migliaia di anni. Ma la plastica ha fatto la sua prima comparsa sulla terra solo tra il 1861 e il 1862, quando l’Inglese Alexander Parkes, sviluppando gli studi sul nitrato di cellulosa, isolò il primo materiale plastico semisintetico. E la vera esplosione dell’utilizzo dei materiali plasticosi è avvenuta soltanto a inizio del XX secolo.
Ma se l’evoluzione dei batteri che oggi sono sempre più in grado di distruggere la plastica è una cattiva notizia perché è sintomo che il nostro pianeta è davvero pieno zeppo di questo materiale, c’è anche una buona notizia.
Dagli studi sugli enzimi spacca-plastica si potrebbero progettare delle comunità microbiche da utilizzare per distruggere la plastica nell’ecosistema e ripulire la Terra.
Lo spiega Aleksej Zelezniak, professore di biologia dei sistemi alla Chalmers University of Technology: “Il prossimo obiettivo è Testare i candidati enzimatici più promettenti in laboratorio per indagare da vicino le loro proprietà e il tasso di degradazione della plastica che possono raggiungere. Da lì si potrebbero progettare comunità microbiche con funzioni di degradazione mirate per specifici tipi di polimeri”.